Libri divulgativi e scuola

Amedeo Balbi spiega ai lettori di Tom's Hardware perché la cultura scientifica è importante, come cambia la nostra vita e come fare a tenere alta la curiosità innata dei più giovani.

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a cura di Elena Re Garbagnati

TH: La gente ha sete di fisica, oppure la vendita di libri di scienza è una moda passeggera e come dice Hawking tanti comprano i libri, poi si limitano a tenerli in bella mostra ma non li leggono?

In parte è possibile che ci sia una percentuale di libri venduti e non letti, però io credo che ci sia un interesse. Anzi, probabilmente c'è anche più interesse di quello che si crede e ci sarebbe ancora spazio per suscitare questo interesse in persone che non credono di averlo. Perché io sono veramente convinto che la scienza sia bella e che il problema sia semplicemente mettere in contatto questa bellezza con le persone e suscitare le emozioni che può dare la scienza.

physics books

Il problema è che c'è una difficoltà di accesso. Da un lato, nel pubblico c'è una domanda più o meno sepolta di divulgazione di qualità. Dall'altro forse non c'è sempre un grande interesse da parte degli scienziati nel divulgare la scienza e a volte anche un'incapacità di farlo, nel senso che non tutti sono in grado di essere anche comunicatori e divulgatori oltre che scienziati. Anche quando ci fossero queste figure manca poi il passaggio intermedio. Non c'è nel nostro Paese un mediatore culturale all'altezza del compito. L'editoria è dominata da persone che vengono dal mondo umanistico e che con la scienza si raccapezzano poco, quindi non riescono a vedere la domanda e a capire questa possibilità.

TH - Lei ha parlato di mediatori, e secondo me il mediatore ideale dovrebbe essere la scuola. Però la lezione di astronomia si limita a descrivere il Sole con otto sassi che gli girano attorno e finita lì. La fisica in molti indirizzi non si fa proprio, in altri si fa ma spesso male. Che cosa deve cambiare?

Io credo che i bambini siano curiosi in maniera innata e che siano interessati a capire. Quello che succede è che non sempre le domande trovano l'interlocutore giusto. Per quanto riguarda la scuola è un discorso difficile, con gli insegnanti oberati d'incombenze decise a livello ministeriale, che poi lasciano poco spazio per divagazioni - eccetto casi particolari.

physic toys

In generale quello che si può fare è suscitare l'interesse attraverso il metodo, non imbottire di nozioni o dare risposte troppo facili o prestabilite quando un bambino o un ragazzo esprime una curiosità. Piuttosto incoraggiarlo a cercare la risposta e a formulare ipotesi, e verificare se una delle ipotesi può essere trasformata in un esperimento. Piccoli rudimenti di metodologia che sono divertenti perché si trasformano bambini e ragazzi in investigatori-scienziati con un'attività che ha una componente ludica capace di rendere il tutto meno astratto e pesante.

Il punto è non far spegnere la curiosità, la curiosità è innata, è crescendo che si spegne perché di fronte alle curiosità le risposte sono sempre negative. Sarebbe preferibile da questo punto di vista dire onestamente "non lo so" perché genitori ed educatori non possono sapere tutto. Così facendo si rafforza la curiosità e si spinge verso una ricerca della risposta. 

physics school

Quali sono le domande che le rivolgono più spesso?

Quando faccio conferenze pubbliche ci sono domande più gettonate di altre. Se si parla dell'universo e dell'origine dell'universo spesso si va a finire dalle parti della creazione e della religione. Altra cosa che incuriosisce molto è se siamo soli nell'universo, che colpisce la curiosità delle persone.