LIGO e VIRGO

2 rilevatori, 1000 scienziati, un solo successo: il 14 settembre 2015 i rilevatori gemelli di LIGO hanno individuato le onde gravitazionali risultanti dalla collisione di due buchi neri.

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a cura di Elena Re Garbagnati

LIGO e VIRGO, i protagonisti della scoperta

Per i motivi descritti finora ci sono stati nel tempo grandi investimenti nella ricerca delle onde gravitazionali, che hanno portato alla costruzione di diversi dispositivi non solo qui sulla Terra.

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Il professore Rossi Albertini spiega che "un'onda gravitazionale, come abbiamo visto, produce una distorsione dello Spazio. Perciò due punti dello Spazio, posti ad una certa distanza, possono avvicinarsi al passaggio dell'onda gravitazionale. Gli scienziati devono essere in grado di rilevare questa piccolissima variazione di distanza".

"Come in tutti i casi in cui si vuole fare una misurazione di precisione della distanza si utilizzano i laser. L'idea è stata quella di usare fasci laser che, attraverso le proprietà della luce, ci diano l'informazione sulla distanza che separa due punti. Se il risultato della misurazione è sempre lo stesso con grande precisione, e in un determinato istante fornisce un dato differente, quella è la spia che potrebbe essere passata un'onda gravitazionale".

Questo difficile lavoro è stato fatto dal Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory (LIGO) di Livingston, a seguito della riaccensione dell'antenna potenziata di LIGO. 

LIGO si compone di due sistemi a vuoto a forma di L, uno a Livingston, in Louisiana, e l'altro a Hanford, a Washington. Ciascuno dei "bracci" lunghi 4 chilometri ospita interferometri laser. Alle estremità sono montati degli specchi sospesi, e il raggio laser nell'interferometro è capace di rilevare piccolissimi movimenti causati dalle onde gravitazionali.

Oltre a LIGO c'è una struttura simile in Italia. L'esperimento VIRGO è situato in Toscana, a Cascina in provincia di Pisa, ed è in funzione dal 2003, un anno prima di LIGO. I suoi bracci sono lunghi 3 chilometri, costruiti grazie a una collaborazione fra Italia e Francia. Nella gestione oggi collaborano in tutto oltre 250 scienziati sparsi in laboratori in Francia, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Ungheria, sotto il cappello di EGO (European gravitational Observatory).

Il professore Rossi Albertini ci spiega che la coesistenza di queste due strutture separate è importante perché "la variazione che questi impianti devono registrare è infinitesima, è una frazione del nucleo dell'atomo. Per questo le probabilità di falsi positivi sono altissime e si usano più sistemi in parallelo per verificare le misurazioni".