L'Interpol e Kaspersky insieme nella lotta al cybercrime

L'unione fa la forza: per la prima volta una agenzia di sicurezza mondiale si rivolge a un azienda privata per fronteggiare le minacce informatiche.

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a cura di Redazione - Sicurezza

Le competenze in materia di cybercrime dei Kaspersky Lab saranno a disposizione della Global Complex for Innovation (Igci), una divisione basata a Singapore creata ad hoc dall'Interpol e che ha come scopo primario la ricerca e sviluppo di tecnologie e sistemi per l'identificazione e la cattura dei pirati informatici.

L'accordo siglato a Mosca nella sede di Kaspersky tra Eugene Kaspersky, CEO e cofondatore dell'azienda, Ronald Noble, segretario generale dell'Interpol, e Noboru Nakatani, direttore esecutivo di Global Complex for Innovation, prevede che la software house invii i propri specialisti nella sede dell'Interpol per fornire ampio supporto all'organizzazione.

Inoltre è prevista anche una collaborazione da parte di Kasperky Lab per la formazione degli agenti dell'Interpol dedicati al cybercrime in tutte e 190 sedi sparse in tutto il mondo. L'IGCI, dal canto suo, si è prefissata di equipaggiare le sue sedi e i suoi agenti con il massimo della tecnologia attuale per la lotta alle minacce informatiche.

Ottima mossa quella di usare competenze già esistenti come base per una unità anti crimine informatico. Ma perché solo Kaspersky?

Il Ronald Noble, segretario generale dell'Interpol, ha dichiarato: "Nella lotta contro la criminalità informatica è necessaria l'applicazione della legge sia a livello nazionale sia internazionale, e la collaborazione con il settore privato, grazie all'aiuto di leader tecnologici di rilievo come Kaspersky Lab, è indispensabile".

"Sono molto soddisfatto del risultato di questo incontro. È da tempo che sostenevo l'importanza di un Internet-Interpol", ha sottolineato Eugene Kaspersky. "Non c'è da sorprendersi se abbiamo deciso fin da subito di appoggiare questa iniziativa, mettendo a disposizione le nostre competenze e i nostri migliori analisti".

Tempi duri quindi per i pirati informatici, anche se il gap di conoscenze tra di loro e chi li deve fermare sembra sempre molto ampio. Non a caso sono quasi sempre le forze di Polizia e le aziende di sicurezza a "inseguire" i criminali che ogni giorno si inventano qualcosa di diverso per aggirare i controlli predisposti dai software antivirus ma anche da quelli molto più sofisticati messi in atto dalle forze governative per proteggere infrastrutture critiche.