L'inventore del Web bastona l'Italia, su Internet gravi errori

Tim Berner Lee festeggia i vent'anni di Internet venendo in Italia a spiegare cosa dovremmo fare per usare meglio il Web e dove stiamo sbagliando. La banda ultralarga nelle grandi città serve a poco, bisognerebbe garantire a tutti connessioni più lente. Internet dovrebbe essere usato per ottimizzare le spese dello Stato e per rendere pubbliche le voci di spesa.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Il World Wide Web (www), che tutti conosciamo come Internet, quest'anno compie vent'anni e oggi il suo creatore, Tim Berners Lee, è a Roma per tenere una conferenza celebrativa di questa ricorrenza, intitolata "happybirthday web". Per l'occasione il papà del web ha tenuto una interessante intervista con Riccardo Luna su La Repubblica in cui ha parlato della situazione del Web in Italia e del digital divide: usiamo Internet poco e male, e spiega il perché.

Il padre del Web è in Italia per festeggiare i vent'anni del World Wide Web

In realtà non è così facile stabilire la data della nascita di Internet: Berners Lee era un fisico del CERN di Ginevra nel 1980 quando si mise a studiare un modo per creare un sistema a uso personale per tenere traccia delle idee e dei progetti di tutti i suoi colleghi. Il risultato fu una rete comune interna al CERN a cui chiunque potesse avere accesso in modo semplice per consultare qualunque informazione, da arricchire con nuovi argomenti e idee. Fu inaugurata nel 1989 e Berners la chiamò Web.

Due anni dopo il sistema funzionava così bene che Berners pensò di diffonderla a livello globale, e lo fece inviando un messaggio al newsgroup alt.hypertext: era, appunto, il 6 agosto 1991. Ovviamente non era prevedibile il successo che avrebbe riscosso e l'importanza che avrebbe avuto fino ai giorni nostri, quindi non c'è da stupirsi se la comunità degli ingegneri abbia definito presuntuoso il creatore di Internet e abbia imposto un cambiamento di nome per le URL, che da Universal Resource Identifier divennero più modestamente Uniform Resource Identifier, perché definire la creazione di Berners universale fu considerato troppo pretenzioso.

Il resto della storia lo conosciamo tutti. Quello che molti hanno perso di vista è la filosofia alla base del Web così com'è stata concepita da Berners, che ha colto l'occasione dell'intervista con Luna per ribadirla: "l'idea che è alla base del Web è che se una persona ha una mezza buona idea e l'altra metà sta nella testa di un altro, il Web è il connettore che permette alle due metà del cerchio di unirsi". 

Secondo Tim Berners Lee in tutte le zone rurali dovrebbe esserci una connessione a Internet, anche lenta

Il problema è che questo non sempre accade, e Berners ammette con un pizzico di amarezza che purtroppo non vede più "tanta gente che usa il Web in modo efficace per realizzare nuove idee. Internet è nato come piattaforma per lavorare insieme, e invece quasi tutti si limitano a usarlo per leggere e basta. Evidentemente gli strumenti di collaborazione non sono ancora adeguati".

Guardando in casa nostra, ossia in Italia, secondo Berners si stanno facendo un sacco di cose sbagliate. C'è un grande impegno per portare la banda ultralarga nelle grandi città e nelle aree industriali, lasciando indietro gli altri, e questo non è bene perché, spiega Berners, "l'ubiquità della Rete è più importante della velocità. La velocità è importante per vedere un video in alta definizione; ma l'ubiquità, anche con connessioni più lente, significa poter ricevere e spedire la posta e far parte dell'economia digitale ovunque ci si trovi".

Tim berners Lee, il papà del Web

Sfruttare il Web in modo corretto, infatti, non significa essere altruisti, ma rendere il Paese più operativo e funzionale, con grandi benefici: "dando una banda larga minima a tutti si possono spostare i pagamenti pubblici online risparmiando un sacco di soldi. Insomma, Berners conclude che pensa "che dovremmo fare un grosso sforzo per colmare il divario digitale, per portare la Rete anche nelle aree rurali e in quei luoghi dove c'è gente che semplicemente non ha ancora imparato a usare questa tecnologia".

L'argomento è spinoso, e il creatore del Web si spinge ancora oltre con le provocazioni, spiegando la sua idea di open goverment: "i dati che il governo ha nei suoi archivi sono una risorsa preziosa. Sapere, ad esempio, se un certo treno è in funzione e sta viaggiando, quali strade hanno delle buche, [...] dove sono custoditi i piani di emergenza anti-alluvione può far prendere decisioni migliori. E poi c'è la trasparenza, che alcuni mettono al primo posto".

"In Gran Bretagna sta diventando normale che i dati relativi alla spesa pubblica siano aperti. Il Web è il luogo dove tutti possono verificare come vengono spesi i soldi dei cittadini". Chissà se in Italia sapremo mai con precisione che fine fanno i contributi dei lavoratori e le tasse, per esempio, sulla benzina.