L'iPhone con contratto al vaglio dell'Antitrust UE

L'antitrust europea sta studiando i contratti che Apple sigla con gli operatori UE perché potrebbero essere vessatori. Si parla anche di presunti rischi per la competizione. L'argomento è caldo e delicatissimo: il New York Times ha scoperto perché.

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a cura di Dario D'Elia

Apple è finita sotto la lente dell'antitrust europea per i contratti che impone agli operatori mobili. Siamo ancora in una fase esplorativa, secondo il New York Times. Non si parla di indagini ufficiali o accuse formali, ma di un vero e proprio momento di studio delle carte. Documenti per altro top-secret poiché soggetti agli obblighi di non divulgazione che il colosso di Cupertino prescrive sempre ai partner commerciali e industriali.

La gola profonda che ha permesso lo scoop ha tirato in ballo gli operatori mobili francesi, ma non si esclude che possano esserne coinvolti altri. La questione di fondo è che, a prescindere dal paese, la pressione che può generare Apple sulle Telco è diventata enorme. Forse talmente grande da aver convinto qualcuno a reagire.

Dalla mano all'impugnazione del contratto?

"Siamo stati contattati da chi fa parte dell'industria e stiamo controllando la situazione, ma non è stato aperto alcun caso antitrust", ha ribadito Antoine Colombani, un portavoce di Joaquín Almunia, commissario per la competizione dell'Unione Europea. "I nostri contratti rispettano totalmente le leggi locali di ogni luogo dove operiamo, compresa l'Unione Europea", ha dichiarato la portavoce Apple Natalie Kerris.

Insomma, all'apparenza tutto tranquillo. Eppure i dettagli svelati al quotidiano newyorkese da chi è invischiato nella questione lasciano pensare il contrario. I contratti sarebbero, sempre secondo la fonte anonima, così restrittivi da incidere negativamente sul livello di competitività dei produttori concorrenti.

Apple non obbliga a vendere gli iPhone ma se un operatore li desidera nel suo portfolio li deve privilegiare rispetto agli altri smartphone. Vi sono delle quote di vendita da rispettare, che cambiano da operatore a operatore. Se non vengono raggiunte pare che Apple richieda un compenso per l'invenduto. L'effetto collaterale sembrerebbe ripercuotersi nel marketing: un operatore pur di non rischiare malus contrattuali ovviamente prediligerà le campagne pubblicitarie dedicate ai prodotti Apple.

Almunia gioca duro

Ora, quello che alcuni operatori e i detective di Bruxelles vogliono capire è se vi siano estremi di irregolarità. Persino questa corsa al rialzo dei sussidi preoccupa. Com'è risaputo gli operatori si accollano una parte del prezzo degli iPhone per offrire ai clienti pacchetti con contratto ad abbonamento o ricaricabile sempre più invitanti.

Però anche in questo caso siamo nel territorio del libero mercato e infatti spesso la stessa Commissione Europea studia le carte, convoca le parti in causa e si prende del tempo per decidere prima di avviare una qualsiasi azione.

"Le aziende vogliono sapere se la commissione ha veramente appetito per il caso", ha spiegato Stephen Kinsella, legale specializzato in casi antitrust. "La commissione vuole reali e solide prove di danno per i consumatori e vuole avere la sicurezza che ogni caso che apre riguardi un problema che possa realmente risolvere".