L'Italia svetta nel cloud: secondo posto in Europa

Secondo i dati diffusi da Eurostat il 40% delle aziende italiane sta puntando sul cloud computing e il nostro Paese è il secondo in Europa dopo la Finlandia a sfruttare i servizi cloud. Stefano Sordi di Aruba ci spiega in dettaglio cosa e come sta cambiando in Italia e perché.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Invece di costruire la propria infrastruttura IT, il 40% delle aziende italiane sta puntando sul cloud computing in modo da sfruttare le risorse informatiche ospitate da terze parti. Il dato emerge dall'ultima relazione Eurostat sull'uso dei servizi cloud nelle aziende dei 28 Paesi dell'eurozona ed è frutto di un sondaggio condotto all'inizio del 2014. Stefano Sordi di Aruba conferma e ci racconta in dettaglio cosa e come sta cambiando in Italia e perché.

Quello che emerge sorprende positivamente, perché per una volta l'Italia spicca in cima alla classifica, seconda solo alla Finlandia - dove a sfruttare il cloud sono il 51% delle imprese – e di gran lunga superiore alla media EU28 che è del 19%.

Aruba cloud computing

Cloud computing sempre più diffuso fra le aziende italiane

L'unico requisito richiesto per l'accesso cloud è ovviamente la connessione a Internet, a cui accede il 97% delle imprese. Non sorprende nemmeno il fatto che la maggior parte delle imprese che ha scelto il cloud operi nel settore dell'informazione e della comunicazione (45%), seguite da quelle dei settori scientifico e tecnico (27%).

A cosa serve il cloud? Per lo più per la gestione dei servizi di posta elettronica (66% su base europea, 86% in Italia), ma è elevata anche la percentuale di utenze che si affidano alla nuvola per l'archiviazione di file. In questo caso la media europea è del 53%, e a fare la parte del leone sono Irlanda (74%), Regno Unito (71%), Danimarca e Cipro (entrambi 70%). In Italia siamo al 32%.

eurostat

Italia seconda

Se vi state facendo delle domande sulla sicurezza, sappiate che il rischio di una violazione della sicurezza è stato indicato dal 39% delle imprese nella EU28 come principale fattore limitante per un ulteriore ampliamento dei servizi cloud.

Stefano Sordi, Direttore Marketing di Aruba S.p.A. ci ha confermato che per la sua esperienza sul campo la situazione in Italia rispecchia la relazione Eurostat. Chi aveva infrastrutture dedicate le sta smantellando per passare ai servizi cloud. Uno dei primi motivi è legato agli "oneri di gestione dell'infrastruttura fisica, che con il cloud ricadono al 100% sul provider al quale spettano uptime ed aggiornamento. La parte fisica viene sempre più spesso associata ad una virtuale creando infrastrutture ibride ormai molto comuni: chi parte da zero con un nuovo servizio o progetto pensa subito al cloud e così crea un'infrastruttura 100% in cloud (privato o pubblico) oppure ibrida ma già ottimizzata per coesistere con il cloud". "I clienti vogliono affidabilità e prestazioni senza oneri gestionali eccessivi perché si devono concentrare sul core business, che per loro non è l'infrastruttura".

La crisi economica inoltre ha spinto le aziende a contrarre gli investimenti sulla parte IT e il modo più immediato è quello di affidarsi al cloud ed esternalizzare tutto in servizi, con costi variabili e non fissi, su base mensile o anche oraria.

Il secondo fattore in gioco è la gestione: il "pezzo di ferro" si rompe, il software va gestito. La sostanza è non doversi occupare di tutti gli aspetti manutentivi sia hardware che software perché qualcuno se ne occupa per conto dell'azienda committente. In caso di guasto hardware l'impatto è minimo e qualcuno si occupa di risolverlo, senza metterci mano o aspettare l'intervento dell'assistenza.

Aruba datacenter

Data center

Eurostat parla anche di sicurezza, e Sordi precisa che "in generale all'inizio c'erano dei dubbi, ma quando le aziende hanno capito che comunque affidavano i propri dati a professionisti esperti che usano hardware di classe professionale, conoscono le normative e sono in grado di occuparsi autonomamente di tutta la parte di aggiornamenti e bug, non vedevano l'ora di passare al cloud e liberarsi dell'infrastruttura".

Il punto nodale infatti è che "chi gestisce un'infrastruttura poi deve anche gestire tutta la parte di sicurezza e bisogna saperlo fare. Delegando anche questo come servizio si ha alla fine maggiore sicurezza". Inoltre "per legge bisogna tenere tutti i log di accesso alle macchine e ai sistemi, e per una piccola impresa dedicare una persona a questa attività è oneroso" così come è un impegno gestire tutti gli aggiornamenti di sicurezza, tenersi aggiornati sulla legislatura e le procedure e via dicendo. Per queste ragioni "i servizi sono diventati una commodity e il cloud è la base su cui si costruisce tutto".

"Il mercato è cambiato tanto in due anni e sta cambiando sempre più rapidamente" conferma Sordi, e in Italia la rivoluzione è iniziata dalle piccole e medie imprese e ora sta iniziando a interessare anche le grandi aziende. Per le PMI il mercato è già più che maturo. Oggi una PMI che parte lo fa direttamente dal cloud; ma anche le medie aziende e le enterprise lo tengono molto presente: mentre in principio manifestavano vari dubbi, oggi, soprattutto grazie al Private Cloud c'è grande apertura. In ultima istanza credo che il cloud sia molto ben avviato in Italia anche per merito di Aruba che ci ha scommesso molto ed è stata la prima azienda a farlo diventare materia mainstream dedicandogli addirittura una campagna TV.”