L'UE bacchetta Amazon sull'equo compenso: paga la tassa!

L'Europa conferma il diritto all'equo compenso per le copie private. Amazon deve versare l'oblo sulla vendita di supporti vuoti.

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a cura di Elena Re Garbagnati

I Paesi dell'UE possono, in determinate circostanze, riscuotere un prelievo sui supporti di registrazione vergini (CD, DVD, schede di memoria, lettori MP3 e via dicendo), a titolo di equo compenso. È questo in sintesi il contenuto della sentenza della Corte di Giustizia UE, interpellata da Amazon in relazione alla vertenza con Austro-Mechana.

Il processo è l'esito di una lunga vicenda legale che contrappone il colosso di Seattle ad Austro-Mechana, agenzia austriaca di gestione collettiva dei diritti d'autore (come la nostra SIAE per intenderci, N.d.R.). Nella denuncia la querelante chiedeva ad Amazon il pagamento di circa 1,9 milioni di euro per la vendita di supporti vuoti in Austria nella prima metà del 2004, più i dati contabili utili a quantificare il resto della somma dovuta per le vendite di prodotti vergini nel periodo fra il 2002 e il 2004.

Equo compenso sui supporti vuoti

La sentenza di primo grado e quella di appello davano ragione ad Austro-Mechana, ma Amazon reputava che le decisioni fossero in contrasto con il diritto comunitario. Per questo si era rivolta alla Corte di Giustizia con sede in Lussemburgo.

I giudici hanno spiegato che il diritto comunitario non consente un prelievo d'imposta per le copie private, "tuttavia, a determinate condizioni, non vieta un tale sistema d'imposta con la possibilità di rimborso nei casi in cui la destinazione d'uso non sia manifestamente rivolta alla realizzazione di copie private".

Qui entra in ballo l'equo compenso, perché si può presumere che i supporti di registrazione vuoti siano usati dagli acquirenti per fare copie di opere dell'ingegno. Quella dell'equo compenso per la vendita di supporti vergini è una questione dibattuta in molti Stati dell'UE, Italia compresa, e la sentenza della Corte di Giustizia è vincolante per gli altri tribunali nazionali che saranno chiamati a trattare problemi simili.

Le tasse si pagano!

Per questo grida vittoria il presidente FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) Enzo Mazza, secondo cui "la sentenza della Corte di Giustizia sul caso Amazon chiude molte delle contestazioni anche in Italia. A questo punto tutti gli esportatori verso l'Italia dovranno versare il compenso". Ciao ciao a chi comprava all'estero per bypassare il balzello.