Mafiosi e camorristi hanno scoperto i vantaggi di Facebook

Gli investigatori hanno scoperto che Mafia e Camorra si affidano sempre più spesso a Facebook per comunicare con gli affiliati e i latitanti. Anche le minacce del racket corrono online. Facebook non serve a individuare l’attività criminosa, ma fornisce il collegamento fra le persone.

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a cura di Dario D'Elia

Mafiosi e camorristi si affidano a Facebook per gestire i traffici illeciti e comunicare all'interno delle cosche. La conferma giunge dall'ultimo reportage de L'Espresso riguardante il mondo della malavita organizzata. Sulla copertina dell'ultimo numero si legge a chiare lettere il neologismo "faceboss", quasi ad indicare il nuovo rapporto sinergico stabilitosi tra mafia e social network.

"Indagini sviluppate sia a Palermo che a Napoli dimostrano che i mafiosi o i camorristi, in particolare i più giovani, usano Facebook per comunicare. E questi contatti sono stati utilizzati per comunicazioni fra gli affiliati ai clan operativi sul territorio e i latitanti", ha svelato Maurizio De Lucia, sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia.

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La piattaforma agevola l'anonimato, ma quando la polizia riesce a fiutare i criminali l'intercettazione è ancora più facile rispetto alle comunicazioni via Skype. "Le indagini hanno svelato che i mafiosi utilizzano Facebook anche per comunicare con soggetti che hanno difficoltà di movimento come i latitanti, soprattutto se si trovano fuori dal territorio nazionale", ha aggiunto il sostituto procuratore.

Ovviamente i più giovani si muovono meglio e dimostrano si essere più scafati con le nuove tecnologie 2.0, ma quando i vecchi criminali o i latitanti hanno bisogno si adattano al nuovo che avanza. Ormai infatti non si contano più i casi di pagine Facebook dedicate allo spaccio, minacce  del racket veicolate via "Messaggio FB" e le gallerie fotografiche dei boss.

"Facebook non serve a individuare l’attività criminosa, ma fornisce il collegamento fra le persone", sostiene il capo della squadra mobile di Milano, Alessandro Giuliano. "Grazie anche al materiale fotografico che vi si trova diventa un punto di partenza per le indagini. Per noi è un supporto importante".

I social network vengono usati anche per alimentare il consenso e come strumenti per la propaganda. "I giovani coinvolti e destinatari di tali messaggi spesso non hanno la capacità critica per distinguerne la qualità per cui è facile che restino coinvolti da discorsi solo apparentemente frivoli e che nascondono invece una sorta di inconscia adesione a modelli e valori economici e sociali che sono quelli della camorra: il potere, i soldi, la prevaricazione", ha aggiunto Antonello Ardituro, PM della Direzione distrettuale antimafia di Napoli.

In questo caso però la migliore risposta non si può trovare negli strumenti tecnologici. "È difficile ipotizzare strumenti di contrasto. Occorre puntare sulla scuola e in generale su modelli culturali ispirati alla legalità", ha concluso Ardituro.