"Malati" di serie TV? La chiamata di Netflix è una bufala

La notizia secondo cui un utente sarebbe stato contattato da Netflix dopo aver guardato consecutivamente 188 puntate di una serie TV è falsa. Capita invece anche ai "malati" di serie TV di vincere un oro alle olimpiadi dopo aver fatto tardi.

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a cura di Alessandro Crea

Se siete anche voi patiti del binge watching e passate giornate intere sul divano a guardare serie TV sappiate una cosa: Netflix non vi chiamerà, ma se vi allenerete duramente forse un giorno potrebbe capitarvi di vincere una medaglia d'oro alle Olimpiadi. La notizia secondo cui un utente sarebbe stato contattato da esponenti di Netflix preoccupati per la sua salute per aver guardato consecutivamente 188 episodi della serie statunitense The Office, è palesemente falsa. Probabilmente tutti sperano ancora un po' nel famoso "quarto d'ora di celebrità" ma non lo avranno guardando serie TV a casa propria.

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A smentire questa ennesima incarnazione di una storia che, in varie forme, circola ormai sin dal 2013, ci ha pensato la stessa Netflix con una nota ufficiale, in cui ha chiarito che non è prassi contattare i propri clienti per sondare le loro abitudini, ma esclusivamente per proporre nuovi titoli. E pensare invece che diversi siti e giornali mondiali, dalla Francia alla Gran Bretagna fino al nostro Paese, hanno contribuito a propagare questa notizia, passandola per vera. Assenza di fact checking nel dare le notizie, indistinguibilità nella cultura di massa tra realtà e leggende metropolitane o diffusione del binge watching? Fate voi.

Ciò che è sicuro invece è che anche chi passa ore sul divano a guardare la TV può vincere una medaglia d'oro. È successo proprio ai Giochi olimpici invernali Pyeongchang 2018 a Redmond Gerard, il più giovane atleta statunitense a vincere una medaglia d'oro negli ultimi 90 anni.

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Redmond Gerard, al centro

Il ragazzo, che ha soltanto 17 anni, è uno snowboarder ma anche un fan sfegatato della serie Brooklyn Nine-Nine che a quanto pare ha guardato ben oltre l'orario consentito la notte prima della sua gara, tanto da non essere stato poi nemmeno in grado di sentire la sveglia regolata alle 6:30. Fortunatamente ci ha pensato il suo compagno di squadra, Kyle Mack, a svegliarlo buttandolo giù dal letto, mentre il successo olimpico è ovviamente unicamente frutto del suo talento e del duro allenamento annuale.