Manning condannato a 35 anni, dava documenti a Wikileaks

Il soldato che aveva trasmesso informazioni riservate a Wikileaks è stato condannato in primo grado.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Bradley Manning è stato condannato a 35 anni di carcere, compresi i tre che ha già scontato da quando fu arrestato in Iraq nel 2010. Congedato con disonore, l'ex militare statunitense (26 anni a dicembre) aveva trasmesso a Wikileaks una sostanziosa mole di documenti riservati, che tra le altre cose hanno fatto emergere l'uso di armi non autorizzate e altre attività illegali da parte dei militari.

Nelle informazioni c'erano anche i nomi di alcuni agenti sotto copertura e Manning insieme a Wikileaks era stato accusato di aver messo in pericolo la loro incolumità, nonché di tradimento e di aver aiutato il nemico; inizialmente l'accusa aveva fatto richieste molto più pesanti, dalla pena capitale a oltre cento anni di detenzione. Poi però la gravità dei fatti è stata ridimensionata, e sono state considerate alcune significative attenuanti.

Bradley Manning

La difesa porterà la causa in appello, e forse chiederà la grazia al presidente Barack Obama, ma per il momento si ritiene che Manning potrà chiedere la libertà sulla parola tra circa tre anni e mezzo, cioè dopo aver scontato sette anni. L'accusa avrebbe voluto qualcosa di più, una pena esemplare per chi volesse emulare le azioni di Manning (come Edward Snowden), ma la difesa e i sostenitori di Manning hanno sottolineato diverse storture in questa faccenda.

A cominciare dai tre anni di detenzione, ingiustificati e "troppo duri" persino secondo il giudice - il colonnello Denise Lin - che ha anche definito eccessive le accuse iniziali del governo a stelle e strisce. Ma su questo aspetto forse bisognerà tornare, visto che per alcuni si è trattato di "condizioni inumane" e tortura. A tal proposito, le Nazioni Unite hanno formalmente denunciato gli USA.

Dopo la lettura della sentenza

Chi era presente racconta che Manning ha accolto il pronunciamento del giudice con la massima serenità, a differenza dei suoi cari e degli avvocati. Era in lacrime persino il responsabile della difesa David Coombs, che aveva chiesto una pena non superiore ai 25 anni - periodo dopo il quale i documenti sarebbero diventati comunque pubblici per legge. L'avvocato ha anche fatto notare che il processo militare è stato caratterizzato da alcune irregolarità, a cominciare dal fatto che si è tenuto a porte chiuse. Secondo Coombs se il pubblico avesse potuto assistere le cose sarebbero andate diversamente.

Tra i sostenitori di Manning troviamo Amnesty International – che ha chiesto la commutazione della pena - e l'Unione Americana per le Libertà Civili, o ACLU (American Civil Liberties Union). Secondo quest'ultima è "profondamente sbagliato" che un soldato il cui crimine è aver condiviso informazioni con il pubblico sia punito "molto più duramente di altri che hanno torturato i prigionieri e ucciso civili".

"Un sistema legale che non distingue tra una fuga d'informazioni e una minaccia contro la nazione non solo produce risultati ingiusti, ma priva il pubblico d'informazioni determinanti necessarie a sostenere la democrazia. Questo è un giorno triste per Bradley Manning, ma lo è anche per gli americani che dipendono dal coraggio di persone come lui e da una stampa libera per un dibattito pubblico informato".

Il video diffuso da Manning e che portò alla sua incriminazione

A Bradley Manning d'altra parte poteva anche andare peggio considerate le richieste dell'accusa, ma in ogni caso siamo di fronte alla pena più seria inflitta a un " whistleblower". Una condanna che in qualche modo dovrebbe soddisfare le richieste dell'accusa, che voleva fare di Manning un esempio. Per la difesa, in effetti, essa manda un messaggio che fa rabbrividire, e che spingerà altri a non seguire - per paura - la stessa strada.

Una situazione paradossale e parossistica. "Ho rappresentato centinaia di clienti. Gente che ha fatto le cose peggiori, assassini e molestatori di bambini. E quel tipo di cliente ha ricevuto pene minori di quella inflitta a Manning", ha commentato Coombs. Curiosamente la voce fuori dal coro viene proprio da Julian Assange, l'uomo simbolo di Wikileaks attualmente in residenza forzata presso l'ambasciata ecuadoregna a Londra. Stando ad Assange, infatti, quella di Manning è una "significativa vittoria tattica". Senza dimenticare che tutto il processo, in ogni caso, è "un affronto ai concetti fondamentali della giustizia occidentale".

La conferenza stampa tenuta dagli avvocati difensori

A conti fatti tutti ritengono che alla fine Manning non sconterà più di dieci anni, nella migliore delle ipotesi. La pena è comunque difficile da giustificare sia considerando l'effetto concreto della pubblicazione tramite Wikileaks, e che crimini ben più gravi sono trattati con più indulgenza, o a volte persino ignorati. A chi volesse approfondire l'argomento consigliamo come punto di partenza questo lungo reportage del Guardian, ricco di collegamenti e riferimenti. Se invece vi siete già fatti un'idea sul tema, lo spazio dei commenti è a vostra disposizione.