Mappiamo i cavidotti esistenti, per il progetto fibra

L'associazione per la convergenza nei servizi di comunicazione ha proposto all'AGCOM di realizzare un catasto nazionale dei cavidotti per agevolare lo sviluppo della rete in fibra. La proposta è sostenuta da operatori e dall'ANCI.

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a cura di Dario D'Elia

Un catasto nazionale dei cavidotti per agevolare l'implementazione della fibra ottica e quindi della NGN. La proposta dell'Anfov, l'associazione per la convergenza nei servizi di comunicazione, è senza dubbio guidata dal buon senso. Per ottimizzare gli investimenti l'AGCOM potrebbe affidarsi a un vero e proprio catasto, che non solo permetterebbe un miglior controllo sul territorio ma anche di agevolare la condivisione delle risorse.

Prima di spaccare tutto, mappiamo il territorio

Se effettivamente scavi e posa delle fibre incidono per il 70/80% dei costi di sviluppo della rete, sarebbe bene riutilizzare almeno i cavidotti esistenti. Con una regolamentazione adeguata e un ente indipendente di controllo (AGCOM, NdR), secondo l'Anfov, si potrebbe rispondere adeguatamente al problema della mappatura e della disomogeneità dei permessi – che spesso fanno riferimento a regolamenti locali.

La proposta Anfov è sostenuta da Accenture, Colt Technology Services, Fastweb, Italtel, Sirti, Telecom Italia, Valtellina, Wind, e Cittalia-Fondazione Anci Ricerche dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani.

A questo punto non resta che attendere il parere del Garante, anche se è difficile credere che le lobby delle costruzioni rimarranno a guardare mentre qualcuno tenta di sfilargli da sotto il naso un business da miliardi di euro.

Allerta massima quindi nei confronti di coloro che fino ieri si sono occupati di galline, e domani attaccheranno a parlare di cavidotti non riutilizzabili per la fibra.