Microsoft, Apple, Google: uniti contro Obama per la privacy

Molte grandi aziende si sono unite per chiedere una riforma delle leggi sulla sorveglianza.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Google, Microsoft, Apple, Facebook, Twitter, AOL, LinkedIn, Yahoo si sono unite in un'iniziativa chiamata Reform Government Surveillance, o "Riforma della Sorveglianza Governativa". L'obiettivo è convincere il governo statunitense a cambiare quei comportamenti fatti emergere da E. Snowden e che hanno fatto nascere il cosiddetto scandalo "datagate".

Le aziende coinvolte "credono che sia tempo per i governi del mondo di cambiare le abitudini e le leggi sulla sorveglianza delle persone e sull'accesso all'informazione", si legge sul sito dell'iniziativa (reformgovernmentsurveillance.com/), che tuttavia risulta al momento non funzionante. "Crediamo che le attuali leggi vadano riformate".

www.cagle.com/

Il riferimento è ovviamente alle attività della NSA e di altre agenzie - anche europee - che monitorano costantemente le comunicazioni di tutto il mondo, e che hanno sollevato critiche da ogni parte perché violano la privacy dei cittadini. Il loro obiettivo ufficiale è garantire la sicurezza di tutti noi, ma non tutti sono persuasi che sia il metodo giusto, né che sia efficace.

Le grandi società hi-tech chiedono in particolare che i poteri dei governi siano limitati, che ci siano più responsabilità e strumenti di controllo, che ci sia più trasparenza riguardo alle richieste fatte alle società stesse, che si rispetti la libera circolazione d'informazioni e la privacy dei cittadini anche in paesi con leggi più restrittive di quelle statunitensi - come nella maggior parte degli stati europei.

Uno dei problemi citati, quello della trasparenza, era già emerso in passato: Microsoft, Google, Facebook e altri vorrebbero raccontarci tutte le richieste che ricevono da NSA, FBI, CIA e simili. E però non possono farlo, e questo è uno dei nodi da sciogliere.

Perché è un problema? L'ipotesi più probabile è che queste società temano di perdere la fiducia dei propri utenti, almeno in un primo momento. A lungo andare potrebbe diventare un problema: perché oggi come consumatori europei non abbiamo scelta, ma se domani dovesse nascere qualche alternativa (a Gmail, SkyDrive, iCloud e così via) fatta in Europa e rispettosa della privacy, che cosa accadrebbe? Qualcuno potrebbe pensare di cambiare, e forse è proprio questo che i giganti hi-tech temono.