Google scrive una letterina

Microsoft e Google s'impegnano a rispettare i termini delle licenze essenziali (FRAND) che loro stessi avevano sottoscritto. Prima di arrivare in tribunale tenteranno una contrattazione per il pagamento di royalty eque e ragionevoli, e non useranno più le licenze protette per chiede ai giudici il blocco preventivo delle vendite dei prodotti concorrenti. È la fine della guerra dei brevetti?

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a cura di Elena Re Garbagnati

Google scrive una letterina

La nuova politica brevettuale di Microsoft è stata presentata nello stesso giorno in cui Google ha messo in circolazione una lettera aperta per placare i timori dell'antitrust statunitense, che sta valutando se dare il benestare all'acquisizione di Motorola Mobility per 12,5 miliardi di dollari. Il busillis riguarda ovviamente gli oltre 17.000 Motorola e di cui di Google diventerebbe intestataria a tutti gli effetti.

Il colosso di Mountain View ha garantito per iscritto quello che per molti è scontato, ossia che continuerà ad offrire i brevetti di Motorola Mobility a condizioni eque e ragionevoli dopo aver completato l'acquisizione della società. Anche in questo caso la lista dei buoni propositi comprende l'impegno a non trascinare in tribunale chi viola i brevetti FRAND, se non dopo un tentativo di contrattazione delle licenze, e di non usare brevetti essenziali per bloccare le vendite di prodotti concorrenti, cosa che l'azienda ha fatto non più tardi di un paio di settimane fa.

Basta giocare alla guerra, tutti a lavorare!

Davanti alle dichiarazioni di Google non è facile capire se siamo di fronte a un diversivo o a una vera buona azione. Ricordiamo, infatti, che Motorola meno di due anni fa si era rifiutata di cedere in licenza brevetti FRAND a Microsoft, e che Apple si è rivolta proprio ieri alla Commissione Europa per chiedere di regolamentare le richieste per le licenze essenziali.

Nella sua lettera, comunque, Google si prende anche l'impegno di non chiedere mai royalty superiori al 2,25 per cento del costo netto dei dispositivi che utilizzano i suoi brevetti, avvallando indirettamente la richiesta fatta proprio a Apple.

Del resto la redenzione di Google era un po' attesa, perché come ha spiegato l'avvocato Andrew Updegrove di Boston, "Google è sempre più sotto ai riflettori e il potere di mercato in aumento la sta costringendo a vivere in una situazione di isolamento sempre più stretta". Fra le righe si intuisce che un'apertura distensiva di BigG lo stesso giorno in cui Microsoft ha fatto altrettanto potrebbe essere letta come una tregua e potrebbe salvare i produttori Android dal pagamento dei salati balzelli che Microsoft ha chiesto per le licenze di sua proprietà.

Questa politica della casa di Redmond è stata letta più volte come una presa di posizione contro Android e in appoggio all'atteggiamento di Apple, e l'armistizio a questo punto potrebbe davvero portare la pace. Certo, Apple e Samsung non hanno fatto ammenda, ma se si chiamano fuori dal gioco del "facciamo i bravi" rischiano di restare isolate in una guerra privata che appassiona sempre meno il resto del mondo.

Finalmente si può parlare di brevetti mantenendo la sensazione di essere in una società civile ed evoluta. Speriamo che la tregua duri e che anche chi ha più di un sassolino nella scarpa la smetta di prendere a calci i vicini per cercare di liberarsene.