Microsoft: Google vuole uccidere i video online, fermatela!

Microsoft ha denunciato Google alla commissione antitrust europea con l'accusa di voler uccidere il video sul web bloccando le vendite di computer, Xbox e di tutti gli altri prodotti che fanno uso dei suoi brevetti. I prezzi chiesti per le royalty sarebbero oltre mille volte superiori a quelli delle altre aziende.

Avatar di Elena Re Garbagnati

a cura di Elena Re Garbagnati

Microsoft ha deferito Google all'antitrust europea "perché Motorola sta tentando di bloccare le vendite di PC Windows, della Xbox e di altri prodotti" ha denunciato David A. Heiner, avvocato di Microsoft, tramite il blog ufficiale dell'azienda, con un pezzo intitolato Google: Please don't kill video on the Web. Il nocciolo della questione sono i prezzi esosi chiesti da Motorola per l'uso delle licenze essenziali per la riproduzione dei video online.

Microsoft non ci sta: Motorola la deve finire

Nel corposo pacchetto di 17.000 brevetti di proprietà di Motorola, acquisita da Google, ne rientrano infatti molti che riguardano gli standard per "visualizzare i video sul Web e connettersi senza fili a Internet ". Heiner lamenta il fatto che Motorola aveva rifiutato di vendere i suoi brevetti per una cifra "lontanamente vicina a un prezzo ragionevole" (come invece previsto dagli standard FRAND, fair, reasonable, and non-discriminatory terms) e aveva specificato che se Microsoft non fosse stata disposta a pagare avrebbe dovuto rimuovere le funzioni di connessione a Internet e di riproduzione video".

Nel suo lungo sfogo mediatico Heiner spiega che "probabilmente per gli utenti è scontato visualizzare i video su smartphone, tablet, PC o riproduttori DVD / Blu-ray, così come potersi connettere a Internet senza essere legati a un cavo. Il punto è che tutto questo è possibile perché nell'industria sono state definite anni fa norme tecniche comuni che consentono a ogni azienda di costruire prodotti compatibili per la fruizione video e la connettività Wi-Fi".

"Motorola e tutte le altre aziende che hanno contribuito alla realizzazione di questi standard hanno anche promesso che avrebbero concesso i loro brevetti essenziali a condizioni eque e ragionevoli, e non li avrebbero usati per bloccare i concorrenti", ma così non è stato, e "il suo nuovo proprietario non sembra disposto a cambiare rotta".

Per i video online è la fine?

Heiner ha messo sul tavolo cifre spaventose: per i 50 brevetti relativi allo standard video H.264 di Motorola in uso su un notebook dal costo di mille dollari l'azienda "sta chiedendo a Microsoft di versare 22,50 dollari. Per usare questo standard sono necessari almeno altri 2.300 brevetti, realizzati da 29 aziende, che chiedono a Microsoft un totale di due centesimi di dollaro". Motorola sta quindi chiedendo che Microsoft paghi un prezzo di oltre 1.000 volte superiore per l'utilizzo di soli 50 brevetti. La cifra per un portatile da 2000 dollari sale invece a 45 dollari, perché le funzioni video implementate e la versione di Windows sono identiche, ma un portatile di fascia alta ha in dotazione "un disco rigido più capiente, più memoria, materiali di rivestimento più pregiati che pesano sul prezzo del prodotto finito, e per questo Motorola chiede royalty più pesanti, anche se nessuna di queste caratteristiche riguarda brevetti video di Motorola".

###old865###old

L'allarme lanciato da Microsoft è quindi chiaro: "se ogni azienda operasse come Motorola il costo dei brevetti sarebbe maggiore di tutti gli altri costi di produzione di tablet, PC, smartphone e altri dispositivi, e questo aumenterebbe notevolmente i prezzi ai consumatori".

Stando a quanto riportato dal New York Times Google ha reagito bruscamente alla denuncia di Microsoft, accusandola di essere stata proprio lei a dare il via alla guerra dei brevetti, tanto da essere stata multata dalla stessa commissione antitrust per oltre 2 miliardi di dollari. In sostanza, l'azienda di Redmond dovrebbe solo starsene zitta. In realtà sia la Commissione Europea sia il dipartimento di Giustizia statunitense avevano promesso di tenere d'occhio Google dopo l'acquisizione di Motorola, e la nuova bomba mediatica di Microsoft potrebbe essere la scintilla di avvio di una pressione non indifferente degli organi di controllo, se non una eventuale revisione del processo di approvazione.

Probabilmente dovrà intervenire l'UE per mettere fine al braccio di ferro - Clicca per ingrandire

Non a caso Michael A. Carrier, professore alla facoltà di legge Rutgers nel New Jersey, ha spiegato che "se le parti non si accorderanno, sarà compito delle agenzie di controllo per il diritto alla concorrenza mettere mano ai problemi e risolverli". È dello stesso avviso l'esperto di brevetti Florian Mueller, che consiglia a Motorola di preparare "una dichiarazione pubblica convincente su come intende utilizzare i brevetti essenziali", per evitare di essere accusata formalmente per gli argomenti sollevati da Microsoft.

L'azienda di Redmond non è la prima a rivolgersi all'UE: l'aveva fatto poco tempo fa anche Apple, e la commissione guidata da Almunia rischia di tirarsi addosso non poche critiche se continua a far finta di niente.