Mivar chiude ma è pronta a donare lo stabilimento

La storica azienda di televisori Mivar chiude i battenti ma il patron Carlo Vichi è disposto a offrire gratuitamente il suo più grande stabilimento a chiunque voglia continuare a produrre televisori.

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a cura di Dario D'Elia

La storica Mivar di Abbiategrasso chiude, ma il patron Carlo Vichi è disposto a dare gratuitamente il nuovo stabilimento a chiunque voglia continuare a produrre televisori. Ecco il capitolo finale ma non l'epilogo di questa vicenda.

"Ho un sogno. Poter dire ricominciamo a quanti ho detto: è finita", dichiara Carlo Vichi. "E per farlo, un'idea c’è. Se una società di provata serietà accetta di fare televisori in Italia, io gli offro la mia nuova fabbrica, pronta e mai usata, gratis. Non voglio un centesimo. Ma chiedo che assuma mille e duecento italiani, abbiatensi, milanesi. Questo chiedo. Veder sorridere di nuovo la mia gente".

Mivar

La stessa "gente" che stamani oggi è sfilata sotto i suoi occhi per salutarlo, fargli una sorpresa. "Questo è per lei, ci sono le firme di tutti", hanno detto le operaie regalandogli l'ultimo esemplare di televisore prodotto dalla linea.

Questa fabbrica, che dista da quella storica fondata nel 1945, vanta 120mila metri quadri di spazio, parcheggi, grande mensa, presidio medico. Potrebbero lavorarci 1200 persone. Già, ma per fare cosa? Mivar ha chiuso perché i colossi orientali con gli LCD si sono dimostrati imbattibili. Impossibile in questi anni competere sul loro stesso terreno: anche Loewe in Germania è dovuta scendere a gravi compromessi.

Che puoi fare se non assemblare e limitarti al design. Ecco, ci fosse un imprenditore, magari giovane, con qualche idea… Consigliamo però all'ingegner Vichi (classe 1923) di mettere da parte almeno una richiesta: quella del volere 1.200 italiani, abbiatensi, milanesi. Già tanto che oggi si possa parlare ancora di "Made in Italy": accontentiamoci di lavoratori volenterosi.