Nanorobot per studiare e curare il cervello, si può fare

Come anticipato da qualche film di fantascienza, minuscoli robot all'interno del nostro corpo potranno portare cure localizzate e investigare sulle funzionalità cerebrali. Per ora si lavora a livello oculistico, su cavie da laboratorio, ma il prossimo passo sarà l'uomo.

Avatar di Alberto De Bernardi

a cura di Alberto De Bernardi

Mai sentito parlare di neurobiologia sintetica? Nemmeno noi, finora, lo confessiamo. Però esiste, ed è la scienza che si occupa di come si possa infilare una molecola di origine naturale dagli effetti noti, dentro una nanomacchina per risolvere problemi cerebrali complessi.

Un simile approccio "super localizzato" porterebbe a significativi vantaggi in termini di efficacia rispetto alle medicine tradizionali e, sebbene possa inizialmente sconcertare, certi pazienti lo preferirebbero a impianti di dimensioni macroscopiche (es. impianti coleari).

Al momento, siamo ancora lontani dal realizzare una mappa del cervello: non sono ancora note, nemmeno, quante e quali siano le tipologie di cellule al suo interno. Il primo compito delle nanomacchine sarà perciò quello di investigare. Un'indagine molto "puntuale", naturalmente, condotta nientemeno che a livello cellulare. Già, perché le nanomacchine in questione hanno dimensioni del milionesimo di metro.

Qualche risultato concreto, comunque, è già stato ottenuto, non esattamente a livello cerebrale, ma oculistico: gruppi di scienziati sono al lavoro per ripristinare la vista di occhi danneggiati, e pare che qualche interessante traguardo sia stato raggiunto su cavie da laboratorio. La sperimentazione umana è il prossimo passo.