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a cura di Dario D'Elia

Perché le eSIM sono ancora nel limbo e stentano ad affermarsi sul mercato? Una parziale risposta potrebbe essere legata a una recente indagine antitrust del Dipartimento di Giustizia statunitense che presume un accordo tra AT&T, Verizon, altri operatori TLC e la GSMA per tarpare le ali a questa "nuova" tecnologia. Di fatto non piace che i clienti siano troppo liberi di migrare verso altri fornitori.

Secondo il New York Times il confronto fra le parti in causa sarebbe iniziato a febbraio, con una criticità rilevata sull'aggiornamento dello standard eSIM che dovrebbe formulare la GSMA, l'associazione industriale di categoria. Pare che soprattutto AT&T e Verizon - detentrici del 70% del mercato mobile statunitense - abbiano fatto pressioni per abilitare il "SIM lock" delle eSIM.

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Una funzione che potrebbe ridurre il margine di manovra dei clienti, soprattutto in relazione a offerte con dispositivo abbinato. Un po' come a dire che a prescindere dalla tecnologia impiegata, l'operatore dovrebbe aver diritto di impiegare strategie commerciali che prevedono l'impossibilità di migrazione per un tempo stabilito.

Il Dipartimento di Giustizia, su segnalazione di alcuni operatori alternativi ed Apple, sempre stando alle ricostruzioni del quotidiano newyorkese, ha deciso di approfondire il tema perché potrebbero esservi i presupposti di una pratica anti-concorrenziale.

GSMA sabato scorso ha pubblicato una nota conciliante dove si ribadisce l'impegno per la diffusione di questo standard e l'opzionalità della eSIM lock - che comunque dovrebbe avere il consenso dell'utente. Una apparente dichiarazione di facciata, perché in caso di prodotti abbinati il cliente non avrebbe alternative.

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Ad ogni modo l'implementazione di questa ultima novità è stata congelata nel rispetto dell'indagine dello United States Department of Justice.

Il problema di fondo è che le eSIM (Embedded Subscriber Identity Module) sono uno dei peggiori incubi per gli operatori dominanti. Si tratta di veri e propri chip integrati in smartphone, tablet e smartwatch che emulano tutte le funzioni delle tradizionali SIM card, ma con qualche peculiarità in più.

Su tutte una gestione più agevole del proprio contratto mobile. In pratica la migrazione sarebbe quasi immediata e senza troppi freni burocratici grazie all'archiviazione sicura del proprio IMSI - il numero univoco associato a tutti gli utenti di telefonia mobile di reti GSM e UMTS.

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Inoltre sarebbe possibile - in teoria e tecnicamente - attivare piani tariffari multipli a seconda delle esigenze: ad esempio il traffico dati con un operatore e quello voce con un altro. Infine, sotto il profilo ingegneristico, eliminando lo slot per simcard fisica consentirebbe ai progettisti di guadagnare ulteriore spazio da impiegare in altro modo. Secondo gli standard attuali infatti se una Nano-SIM misura 12,30 x 8,80 x 0,67 mm, una eSIM non supera i 6 x 5 x 1 mm.

GSMA ha standardizzato l'impiego della eSIM per smartphone, fitness tracker e tablet nel 2016 ma non consentendo per ora la modalità "multipla". Si è obbligati ad attivare un operatore alla volta. L'iPad Air 2 già dal 2014, e poi Watch 3, Google Pixel 2, Samsung Gear 2, Microsoft Surface e altri prodotti sono già dotati del chip, ma i partner mobili per ora si sono dimostrati poco entusiasti.

Eclatante il caso del Watch 3 che grazie alla eSIM potrebbe abilitare diverse funzioni mobili senza smartphone. In molti mercati, fra cui l'Italia, non è possibile proprio perché gli operatori hanno deciso di non siglare accordi con Apple.

L'unico ambito dove l'industria TLC sembra dimostrare reale interesse è quello legato all'Internet of Things. Non è un caso quindi che anche l'AGCOM abbia avviato a tal riguardo (SIM M2M) una indagine conoscitiva, una consultazione pubblica e istituito un tavolo tecnico.