Negozi e-commerce obbligati a chiudere 6 giorni l'anno?

Il disegno di legge sugli orari di chiusura degli esercizi commerciali ha scatenato polemiche per i rischi sull'e-commerce. In verità in sede di Commissione Industria verrà attuata qualche limatura.

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a cura di Dario D'Elia

Davvero i negozi e-commerce italiani dovranno rimanere chiusi almeno 6 giorni all'anno, come sembrerebbe prevedere il nuovo disegno di legge in discussione al Senato? No. Il polverone che si sta alzando sulla questione è emblematico di cosa stia avvenendo all'informazione, anche a causa del tam tam digitale.

Mettendo in ordine i fatti ci si rende di quanto il gioco del "telefono senza fili" venga sottovalutato nel nostro paese. E dire che è un grande insegnamento, soprattutto con il moltiplicarsi di fonti, commenti alle notizie, social network, passaparola digitale…

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Tutto ha inizio giovedì scorso quando Il Giornale.it e La Stampa.it per primi suppongono (con toni diversi) che il DDL n°1629 riguardante gli orari di chiusura degli esercizi commerciali, approvato alla Camera e in discussione al Senato, possa avere ricadute sul commercio elettronico. Nel testo si parla di vincoli di chiusura per 12 festività nazionali: la proposta è che si debba serrare i battenti per almeno la metà. Una doccia gelata (potenzialmente) per i siti e-commerce, che normalmente lavorano 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Il problema è che nel DDL non vi è alcun riferimento al commercio elettronico, neanche fra le eccezioni. Di qui in poi esplode il finimondo. Quella che è una supposizione di due quotidiani diventa un tema arroventato. Le lobby si scatenano, anche perché Confcommercio e Confesercenti vorrebbero mettere un freno alla liberalizzazione degli orari (nel mondo fisico). Federdistribuzione e l'Autorità Antitrust invece sono di diverso avviso e considerano la norma un passo indietro.

Venerdì viene pubblicata anche una nota del Movimento 5 Stelle, dato che il primo firmatario della proposta di legge è  il loro deputato Michele Dell'Orco.

"Purtroppo, come era già successo alla Camera, qualcuno sta tentando di affossare una legge che porta la firma 5 Stelle e che potrebbe essere un piccolo passo in avanti per molti lavoratori del commercio schiavi della domenica e piccoli commercianti strozzati dalla grande distribuzione organizzata", si legge nel post pubblicato sul blog di Beppe Grillo.

"Questa infatti è una legge che fa paura alle lobby del commercio perché, una volta approvata, sancirà il principio che le liberalizzazioni degli orari commerciali sono da regolare e che, ad oggi, la misura introdotta da Monti ha creato solo danni".

M5S sostiene che il riferimento all'e-commerce sia pretestuoso e di fatto una obiezione ridicola frutto di una cattiva interpretazione delle norme di legge "in malafede".

"La legge ora al Senato non riguarda e-commerce, che ha una legislazione a parte, inoltre nessun sito verrà oscurato. La nostra proposta interessa solamente i negozi come veri e propri esercizi fisici".

Per altro giovedì scorso lo stesso Bruno Astorre (PD), relatore in Commissione Industria del disegno di legge, in un'intervista a Giornalettismo ha confermato che c'è tempo per qualche modifica e che al 99% tutto sarà risolto. 

In sintesi, da una norma che poteva essere più precisa – in fondo oggi dimenticare ogni riferimento al commercio elettronico è un po' bizzarro – si è alzato un polverone. L'importante è farne tesoro per il futuro: chiunque in autonomia avrebbe potuto dare una lettura al testo di legge per farsi un'idea delle critiche puntuali e di quelle pretestuose.