Nei server Facebook gli adescamenti del pedofilo italiano

Per la prima volta Facebook ha concesso alla Giustizia italiana tutti i dati riguardanti l'attività di un account. Si tratta di un pedofilo poi condannato a 11 anni e 4 mesi per aver adescato tre ragazzine su Internet. L'aiuto del noto social network è stato fondamentale per ricostruire i fatti.

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a cura di Dario D'Elia

Facebook, per la prima volta, ha concesso alla Giustizia italiana di sbirciare nei suoi server centrali per favorire le indagini su un pedofilo. Il caso è quello di un ex allenatore di pallavolo 49enne (pluri-pregiudicato per reati sessuali) di Trezzano sul Naviglio che il 21 marzo è stato condannato a undici anni e quattro mesi per aver adescato tre ragazzine su Internet, e non solo.

La recente pubblicazione della sentenza ha consentito di scoprire che la Procura di Milano è riuscita a ottenere sufficiente materiale probatorio grazie alla collaborazione di Facebook. La rogatoria inviata negli Stati Uniti ha convinto i responsabili del social network a fornire tutti i dati sulle attività online dell'adescatore. Pare che abbia contribuito anche l'interessamento diretto del Ministro della Giustizia Paola Severino.

Facebook server

Il pedofilo di Trezzano inizialmente aveva cercato di minimizzare le sue responsabilità anche se nell'imputazione si parlava di un "numero imprecisato di minori". I nickname (Simoroller96 e Skizzatonero) hanno svelato altro.

In pratica dichiarando di avere 15-16 anni cercava di stabilire relazioni sentimentali virtuali con ragazze minorenni. Virtualmente sembrava un adolescente brillante e affascinante. In pratica riusciva con abilità a vestire i panni di un ragazzo e attuare una sorta di condizionamento psicologico.

I dati forniti da Facebook hanno consentito di scoprire almeno 400 contatti via chat tra l'uomo e decine, forse centinaia di vittime in tutta Italia. Da alcune è riuscito a ottenere immagini osé e video spinti tramite la webcam.

Da rilevare che è la prima che ufficialmente un colosso IT statunitense fornisce dati sensibili così importanti alla Giustizia italiana. È bene sottolineare "ufficialmente" poiché è verosimile pensare che sia già accaduto ufficiosamente, considerata la prassi collaborativa tra imprese e inquirenti. L'unica differenza è che le prove raccolte in passato forse non sono mai state portate in tribunale, poiché ottenute illegalmente.