Nessun robot ci porterà via il lavoro

Nessun robot ci ruberà il lavoro: sono queste le conclusioni in controtendenza di un recente studio condotto dal Dipartimento OECD per l'occupazione. Il problema è: bisogna davvero esserne contenti? Dopotutto significa che il modello produttivo non cambierà per molto tempo ancora.

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a cura di Alessandro Crea

Vi ricordate Tempi Moderni, il film di Charlie Chaplin dove Charlot veniva letteralmente ingoiato mentre lavorava alla catena di montaggio? All'epoca rappresentava la paura dell'alienazione umana dinanzi al lavoro seriale ma può funzionare bene anche per descrivere una paura più contemporanea, quella dell'uomo inghiottito dalla macchina che alla fine gli porterà via il lavoro, lasciandolo sul lastrico.

Questo almeno era lo scenario descritto recentemente, ad esempio dal famoso lavoro del 2013 dell'Oxford Martin School, "Il futuro dell'impiego: quanto sono suscettibili ai cambiamenti tecnologici i lavori", secondo cui ben il 47% degli impieghi attuali sarebbero stati cancellati solo negli Stati Uniti dalla robottizzazione del lavoro entro i prossimi venti anni.

robot lavoro

La ricerca portata a compimento dagli analisti tedeschi dello ZEW di Mannheim, il Centro per la Ricerca Economica Europea, conclude invece che solo il 9% dei lavori attuali e in appena 21 Paesi del mondo sia potenzialmente destinato a essere svolto in futuro da robot.

Ma come sono giunti a conclusioni così diverse da quelle di altri studi prestigiosi? Gli autori spiegano di aver impiegato un nuovo metodo basato sull'analisi comparativa delle mansioni di cui è composto ogni singolo lavoro, e ciò ha messo in evidenza che molte di esse sono in realtà meno sensibili ai progressi tecnologici di quanto si potesse pensare, perché non sono di natura ripetitiva e sono anzi interattive.

Lo studio evidenzia poi che solo le occupazioni a basso tasso di educazione e formazione saranno sempre più a rischio, mentre all'aumentare del livello di scolarizzazione e di complessità richiesto i rischi di essere sostituiti da robot diminuiranno proporzionalmente. Questo significa dunque che in futuro le diseguaglianze tra ceti sociali e Nazioni che più investiranno non solo in innovazione ma anche in formazione di alto livello non faranno che crescere e, con esse anche il conflitto sociale.

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Noi aggiungiamo però anche un'altra riflessione: l'incubo del robot che ci ruba il lavoro, in uno scenario reale, si sarebbe dovuto accompagnare giocoforza a un cambiamento del sistema di produzione economica, perché se progressivamente il lavoro umano dovesse davvero perdere di centralità lasciando masse sempre più ampie senza lavoro è di tutta evidenza che la produzione del salario non sarebbe più centrale nella vita umana e che altre forme ne avrebbero dovuto prendere il posto.

Insomma il robot che ci porta via il lavoro non avrebbe significato disoccupazione ma libertà dal lavoro. Questo a quanto pare invece non accadrà ancora per molto tempo e anzi forse nuovi squilibri mondiali entreranno in scena a turbare uno scenario già complesso come l'attuale. C'è davvero da esserne così felici?