Net Neutrality

Ieri la Commissione UE ha adottato il programma di riforma delle telecomunicazioni noto sotto il nome di "Un Continente connesso". L'esperto di TLC Stefano Quintarelli intervistato in esclusiva da Tom's Hardware ne critica però l'intero impianto.

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a cura di Dario D'Elia

Net Neutrality

Dopodiché il nodo cruciale di questo pacchetto riguarda la neutralità della rete. Da una parte si parla di accesso libero e completo alla rete per tutti gli utenti, ma dall'altra si inserisce la novità dei "servizi specializzati" a qualità garantita purché non interferiscano "con la velocità di connessione a internet promessa ad altri clienti". Il tema è quello ad esempio della TV via Internet o delle applicazioni di diagnostica a distanza, ma anche servizi di streaming audio-video che di fatto domani potranno godere di canali online preferenziali.

Stefano Quintarelli

Neutralità della rete però vuol dire che non dovrebbe esservi discriminazione di una destinazione rispetto a un'altra. Consentire privilegi invece rischia di creare effetti collaterali sugli operatori e di conseguenza sui rispettivi clienti. "In Italia ci sono circa 200 operatori. Supponiamo un accordo tra Telecom Italia e Rai per la TV online. A un certo punto arriva un piccolo operatore e domanda a RAI un accordo per offrire l'analogo servizio. È possibile immaginare una RAI che si mette a fare 200 contratti di questo tipo?", sottolinea l'esperto. "Verosimilmente farà l'accordo solo con gli operatori più grossi. Questa alla fine non è neutralità. È stabilire per legge che ci sono delle discriminazioni a favore delle grandi telco".

Quello di Stefano Quintarelli però è solo uno degli esempi, perché nel pacchetto normativo non si parla assolutamente di interoperabilità e correlata qualità di servizio. Se un grande operatore nazionale, come ad esempio France Telecom o Telecom Italia, dovesse decidere di siglare un accordo con Google per Hangout, che permette chat e video-conversazioni, che ne sarebbe dei più piccoli?

"L'utente finale sceglierebbe l'operatore che gli assicura la massima qualità con il maggior numero di persone", sostiene Quintarelli. "A un certo punto è come è successo con Word. Oggi si impone sugli altri perché tutti lo usano. Domani avverrà lo stesso nelle telecomunicazioni: si andrà dove c'è sicurezza di qualità. Tutto a scapito degli operatori di nicchia. Preferiremo quello che ti offre la possibilità di parlare bene (con Hangout, NdR.) con 10 milioni di persone o quello che te lo assicura con 10mila?". 

"È una cosa drammatica. Non ci sono buone intenzioni. C'è l'ambizione demagogica del politico".

Anche le nuove regole che dovrebbero permettere di aiutare le imprese a espandersi oltre confine sembrano vincenti sulla carta, ma hanno un limite. Sono state pensate esclusivamente per gli ex-monopolisti che sono in grado di vendere offerte all'ingrosso. Telecom Italia domani potrà rivolgersi a British Telecom o France Telecom per comprare accessi Internet all'ingrosso con gestione della qualità senza che queste possano rifiutarsi. Ma l'opzione è valida solo per chi detiene un mercato all'ingrosso nel proprio paese, quindi società come Wind Infostrada, Tiscali o altri dovranno scordarselo.  

"Vuol dire che France Telecom può comprare da BT, Telecom Italia, Telefonica e viceversa. E sussiste un obbligo a soddisfare la domanda. Gli altri invece sono soggetti alle scelte del venditore. Si viene a creare un club di monopolisti", sentenzia Quintarelli. "È vero che si semplificano regole ma solo per i grandi".

In sintesi con questo provvedimento, secondo il nostro esperto in telecomunicazioni, la UE sceglie di sostenere gli ex monopolisti nella speranza che questi realizzino le infrastrutture di rete di nuova generazione. "Esiste un meccanismo che ci assicura che questi maggiori introiti verranno effettivamente usati per la fibra o altre tecnologie, e non si trasformeranno in dividenti o investimenti in giro per il mondo?". "No, affatto. Siamo di fronte a un cambiamento di rotta rispetto alla politica passata".