Netflix critica l'UE sull'imposizione di contenuti nazionali

In occasione della presentazione del suo ultimo rendiconto fiscale, Netflix, per bocca di Reed Hastings, ha criticato le ultime imposizioni UE.

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a cura di Raffaele Giasi

Senior Editor

Nel corso della serata di ieri, Netflix ha presentato i risultati fiscali del suo penultimo trimestre del 2018, annunciando di aver raggiunto ben 7 milioni di nuovi abbonati che corrispondono ad un incremento di circa il 31% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. 

Netflix, insomma, si conferma un grande protagonista dell'intrattenimento mondiale, attestandosi a circa 130 milioni di abbonati con una quota che, per la fine del 2018, le analisi aziendali attesteranno attorno ai 10 milioni di nuovi iscritti.

La conferenza stampa, tenuta da Reed Hastings, CEO della società, è stata però un'occasione anche per parlare d'altro, specialmente della controversa normativa europea introdotta qualche tempo fa che, di fatto, obbliga la piattaforma a proporre ai suoi abbonati una certa quota di produzioni europee (il 30% del catalogo).

Netflix non ha mai nascosto il suo malumore nei confronti dell'imposizione da parte dell'UE, ma nel corso della serata di ieri ha potuto dire la sua direttamente Hastings, che ha commentato quanto, a suo giudizio, la sua manovra sia sbagliata non solo per il business della società, ma anche per l'impianto produttivo cinematografico e televisivo dei paesi coinvolti.

"Preferiremmo concentrarci sul creare un servizio migliore per i nostri clienti, includendo certamente le produzioni locali, invece di soddisfare semplicemente le quote, avevamo anticipato che una quota di contenuti regionali che approssimativamente fa riferimento allo share delle varie regioni dei nostri utenti in tutto il mondo potrebbe solo ridurre la soddisfazione degli utenti. Le quote, a prescindere dalla grandezza del mercato, possono impattare negativamente sia sull'esperienza dei consumatori che sulla creatività. Noi crediamo che un modo più efficace di supportare in maniera forte i contenuti locali sarebbe quella di incentivare i creatori di contenuti, a prescindere dal canale di distribuzione."

Netflix, insomma, pur non essendo restia a seguire le norme imposte dall'UE, non pare entusiasta della decisione europea di imporre opere regionali sul suo catalogo, e Hastings, neanche troppo velatamente, ha voluto suggerire all'Unione Europea che il metodo migliore per supportare la produzione locale è quello di investire nella produzione, e non imponendosi su specifici canali di distribuzione.

Del resto nulla di nuovo sotto al sole, la compagnia sin dai suoi esordi ha fortemente investito nella creazione di show e contenuti regionaliche poi, per altro, sono stati diffusi anche al di fuori dei confini nazionali. Pensiamo ad esempio a "Dark" per il mercato tedesco, ma soprattutto a "La casa di carta", vero e proprio fenomeno mediatico della più recente stagione streaming.

Per altro, come segnalato dal Financial Times, Netflix non ha alcuna intenzione di arrestare la produzione di contenuti locali, e pare che la società preveda anzi di spendere circa un miliardo di dollari nel prossimo anno per la creazione di circa 100 nuovi show in 16 diversi Paesi tra cui, ovviamente, l'Italia.

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