Tecnologia: effetto moiré & crop

Recensione - Test della D7100, nuova top di gamma tra le reflex Nikon APS-C. Versatile, dotata di sistema AF di prima classe e caratterizzata da finiture semi-pro, è però penalizzata da un buffer ridotto all'osso.

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a cura di Tom's Hardware

Tecnologia: effetto moiré & crop

L'effetto moiré consiste in una figura di interferenza che di manifesta quando interagiscono due elementi con un pattern regolare. Nel caso della fotografia digitale, un primo elemento con pattern regolare è sempre presente - è il sensore, costituito da una griglia regolare di pixel. Quando il sensore registra immagini che contengono un'altra griglia regolare (tessuti, reti o elementi architettonici quali persiane e cancellate...), queste due griglie creano un fenomeno di interferenza che si manifesta come un terzo motivo, inesistente nell'immagine originale, e con il fenomeno dei cosiddetti "falsi colori", come si può vedere anche in questa pagina.

Fino a non molto tempo fa, la soluzione di pressoché ogni produttore (con le poche eccezioni di produttori di nicchia coma Leica) è stata quella di usare un cosiddetto filtro ottico passa basso o OLPF, che in pratica non faceva altro che ridurre leggermente la nitidezza per ridurre il fenomeno di interferenza. Da qualche tempo a questa parte, però, Nikon ha cambiato strategia, togliendo il filtro passa basso - dapprima su un modello di nicchia come la D800E, ora su un modello destinato al grande pubblico. Cos'è cambiato?

La risoluzione dei sensori, certamente. Perché si crei un pattern di interferenza evidente, i due pattern di base devono essere simili, così all'aumentare della risoluzione dei sensori il moiré si nota maggiormente su dettagli progressivamente più minuti. Ma sono cambiati, soprattutto, gli algoritmi di ricostruzione dell'immagine. Si tenga presente che, in presenza di un filtro RGB Bayer, 2/3 dei pixel complessivi sono in effetti "ricostruiti" da un algoritmo di interpolazione, ed è allora chiaro che l'ottimizzazione di un tale algoritmo in chiave moiré può avere un grosso impatto. Nel caso della 7100, Nikon è convinta che tale ottimizzazione sia sufficiente a scongiurare (ragionevolmente) il pericolo moiré.

Vediamo se questo è vero. Innanzitutto, dobbiamo premettere che nelle immagini catturate sul campo non ci è mai capitato di incorrere accidentalmente nel fenomeno. Ce lo siamo dovuti "andare a cercare" appositamente, e questo già dice qualcosa.

Per un'analisi più mirata, ci siamo però affidati al solito target QA-77, che presentando anch'esso una serie di motivi regolari rappresenta il peggior soggetto possibile per quanto attiene all'effetto moiré. Abbiamo innanzitutto scattato qualche immagine con il 18-105mm, con il risultato visibile qui sotto (ingrandire al 100% per una valutazione corretta).

D7100 - 18-105mm. JPEG sviluppato da RAW con nitidezza = 1.

Facendo riferimento alle patch disposte orizzontalmente e numerate da 12 a 30 (la scala è in 100x LW/PH), motivi di interferenza sono chiaramente distinguibili nelle patch 14, 16, 18, 20 e 24 oblique (riga superiore) e 16 e 18 verticali (riga inferiore); sono inoltre appena accennati in alcune patch adiacenti. Si nota, inoltre, il fenomeno dei falsi colori nelle patch 28 e 30 della riga inferiore. Nulla di drammatico, tutto sommato.

Vediamo cosa succede cambiando ottica, e montando il più nitido 50mm. La situazione, come si vede, cambia un po': ora i motivi di interferenza sono visibili in quasi tutte le patch, e il fenomeno dei falsi colori nelle patch orizzontali 28 e 30 è decisamente più evidente. Il motivo? Molto semplice: la minore nitidezza del 18-105 fungeva di per sé da filtro passa basso. Possiamo allora trarre una prima conclusione: il moiré diventa più evidente con ottiche di elevato livello, che sono però anche quelle indispensabili per beneficiare di tutta la nitidezza del sensore.

D7100 - 50mm. JPEG sviluppato da RAW con nitidezza = 0.