Norma anti pirateria italiana al vaglio della UE

La Commissione UE sta valutando la proposta anti pirateria dell'AGCOM.

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a cura di Dario D'Elia

La Commissione Europea sta analizzando attentamente il nuovo regolamento anti pirateria redatto dal Garante delle Comunicazioni italiano. Il documento è stato completato la scorsa estate e nei contenuti appare piuttosto rivoluzionario per l'Italia, ma non per i paesi anglosassoni. Di fatto si parla dell'introduzione di una procedura di "notice and take down" come quella statunitense.

Un soggetto detentore di copyright, che dovesse individuare un abuso online, potrà chiedere al sito responsabile di rimuovere ogni (presunto) contenuto illegale. In caso di diniego da parte dei gestori del sito (avranno 72 ore per intervenire), se ne occuperà un tribunale speciale dell'AGCOM.

Pirateria

Le associazioni di categoria e i massimi esperti di IT hanno già bocciato la proposta per una quantità industriale di motivi. Il primo è che la consultazione pubblica si è chiusa con un nulla di fatto: l'AGCOM ha tirato dritto senza fare troppo caso alle opinioni degli esperti. Il secondo punto nevralgico è che su materia da "diritti civili" decide un ente amministrativo, quando più costituzionalisti hanno sottolineato che un regolamento di tale portata dovrebbe coinvolgere il parlamento.

"Ovunque, persino con la contestata e recente legge russa sul copyright online, è solo la magistratura a poter bloccare siti", sottolinea Fulvio Sarzana, avvocato esperto in digitale. "Ed è una garanzia per i diritti dei cittadini, perché la magistratura offre più tempo, e senza costi, per opporsi a una sua decisione".

In terzo luogo appare a dir poco esagerato il fatto che l'AGCOM possa avere il potere di chiedere ai provider di rimuovere specifici contenuti pirata online senza aver bisogno di consultare un giudice. Per i portali e gli hosting provider sarebbe una cosa facile, mentre per i service provider bisognerebbe adottare filtri per il traffico online. L'Associazione dei principali provider italiani ha fatto notare che basterebbe una piccola correzione nel testo per risolvere il problema.

Per quanto riguarda invece il blocco dell'accesso ai contenuti via IP è sicuramente uno scoglio: dietro a un indirizzo IP possono esservi più siti o servizi legali. Anche in questo caso, considerata la portata dell'azione censoria, sarebbe bene che ne occupasse la magistratura.

La risposta della Commissione Europa dovrebbe giungere entro la fine di novembre.