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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

NSA ed FBI mettono in dubbio il reportage di Bloomberg secondo cui "agenti cinesi" avrebbero inserito chip di spionaggio in hardware usato da Amazon, Apple e altre aziende. Dopo la smentita ufficiale da parte delle aziende arrivano quindi anche i dubbi delle due agenzie statunitensi.

Rob Joyce, un portavoce della NSA (National Security Agency), ha detto alla rivista Politico che l'agenzia non è riuscita a trovare prove a sostegno di quanto affermato da Bloomberg. "Ho ogni genere di rappresentanti industriali e commerciali che ci stanno perdendo la testa, ma nessuno ha trovato niente", ha affermato il consulente, che ha voluto anche sottolineare il suo alto privilegio di accesso alle informazioni. Joyce dice invece di avere "gravi preoccupazioni" riguardo all'effetto che potrebbe avere questa vicenda, in particolare come distrazione da altri temi.

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Immagine: Depositphotos

Joyce non crede che Apple o Amazon stiano mentendo, semplicemente per il fatto che il contraccolpo sarebbe troppo duro per loro se dovesse emergere una verità diversa. Riguardo ad Apple in particolare, Ben Lovejoy su 9to5 Mac nota che l'azienda afferma di non essere sottoposta ad alcun ordine restrittivo; "se lo fosse, non potrebbe fare alcun commento sul fatto, in un senso o nell'altro".

Sul tema è intervenuto anche il direttore dell'FBI Christopher Wray, chiamato a testimoniare davanti a una commissione del Senato. Una deposizione ufficiale, quindi, nella quale Wray ha spiegato che la politica dell'FBI gli impedisce tanto di confermare quanto di smentire le affermazioni in questione. E ha poi aggiunto "Voglio assicurarmi che il mio commento non possa portare a inferire o implichi, se si può dire così, che esista un'indagine". Una frase che è un capolavoro di ambiguità, ma forse si può leggere come "non stiamo indagando".

Nessuno dei due rappresentanti, così come i molti esperti che si sono susseguiti negli ultimi giorni, hanno voluto ridimensionare i rischi. La possibilità che circoli hardware manipolato per lo spionaggio è più concreta, e si lavora ogni giorno per limitare i possibili problemi. Che questa storia in particolare sia autentica, tuttavia, è un altro paio di maniche.

Le due testimonianze in ogni caso depongono almeno parzialmente in favore di Apple ed Amazon. Tanto le aziende quanto Bloomberg si stanno giocando la reputazione e la fiducia delle persone, valuta preziosissima per entrambe le parti in causa: ma solo una delle due può uscirne bene, mentre l'altra finirà per essere messa all'indice come bugiarda. Chi sarà alla fine?