Obama peggio di Nixon? A Washington spiano tutto il mondo

Sono emersi i dettagli sul programma PRISM, con il quale il governo degli Stati Uniti, sembra, ha ottenuto l'accesso diretto ai server delle più grandi aziende hi-tech del mondo, e con esso la conoscenza di enormi quantità di dati personali.

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a cura di Pino Bruno

Il Grande Fratello statunitense è tra noi. Anzi, un "Immenso Fratello" orwelliano, come il giornalista investigativo James Bamford aveva denunciato su Wired US più di due anni fa. Sapevamo dunque che la National Security Agency (NSA) si era dotata di strumenti e tecnologie senza pari per custodire ed elaborare yottabyte (quadrilioni di gigabyte) di dati. E sapevamo che la NSA era in grado di intercettare ogni dispositivo collegato a Internet, compresi gli elettrodomestici di nuova generazione (frigoriferi, forni, sistemi di illuminazione).

Non sapevamo però - ed è questa la notizia più grave - che il Gotha del web e dei sistemi di telecomunicazione, statunitensi e non, permettesse accesso indiscriminato ai server. Microsoft, Yahoo, Google, Facebook, PalTalk, Aol, Skype, Youtube e Apple ne vengono fuori a pezzi, così come lo scandalo rischia di mettere in crisi l'intera amministrazione Obama. Su Twitter - sfruttando la coincidenza con l'anniversario dello sbarco in Normandia - c'è chi parla di DDay per la difesa del diritto alla privacy.

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NSA e FBI - scrive il Washington Post, che cita documenti riservati - hanno accesso diretto ai server di Microsoft, Yahoo, Google, Facebook, PalTalk, Aol, Skype, YouTube, Apple, dai quali prelevano audio e video, fotografie, email, documenti, contatti, username e password per "tracciare" chiunque e dovunque. E Barack Obama non poteva non sapere, perché il programma segreto PRISM è attivo dal 2007. PRISM è la fonte principale delle informazioni che le agenzie di intelligence forniscono nel rapporto che ogni mattina viene consegnato al presidente degli Stati Uniti.

Né può rassicurare noi non americani quanto dichiarato ieri sera da una fonte anonima dell'amministrazione Obama: PRISM - autorizza a controllare solo cittadini non americani o che vivono fuori dagli Stati Uniti. ''Si tratta - aggiunge l'anonimo - della più importante mole di dati d'intelligence di sempre, usata per proteggere la Nazione da molteplici minacce''. Una foglia di fico che non accontenta neppure un quotidiano come il New York Times, tradizionalmente vicino al presidente: ''L'amministrazione ha perso credibilità - si legge sul NYT - le telefonate spiate sono un ''abuso di potere che richiede vere spiegazioni''.

E non convincono neppure le timide smentite di Facebook, Apple e Google: "Per quanto ci riguarda nessun governo ha accesso diretto ai server di Facebook. Quando ci arriva una richiesta del genere, la valutiamo attentamente e forniamo informazioni compatibili con quanto la legge prescrive", ha spiegato Joe Sullivan, capo della sicurezza del social network di Mark Zuckerberg, mentre Steve Dowling, portavoce di Apple, tiene a precisare di "non aver mai sentito parlare" di PRISM". Google, infine, precisa di comunicare ''i dati al governo nel rispetto della legge. Di tanto in tanto alcuni sostengono che abbiamo creato una porta per il governo nel nostro sistema, ma Google non ha alcuna porta aperta per far accedere il governo ai dati degli utenti''.

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Cos'è dunque PRISM? Secondo il Washington Post si tratta di un programma creato nel 2007, al quale Microsoft ha collaborato per prima. Per aprire i loro server alle autorità e acquisire immunità da azioni legali, le aziende devono ottenere una direttiva dal Procuratore generale e dal direttore nazionale dell'intelligence. Cioè hanno ampi margini di manovra, come dimostra il fatto che Apple abbia resistito per anni prima di entrare a farne parte.

Vedremo nelle prossime ore e nei prossimi giorni quale sarà la reale portata dello scandalo privacy, che potrebbe far impallidire persino il Watergate che travolse Nixon. Questa vicenda è comunque una ulteriore conferma: proteggere la riservatezza dei nostri dati personali è quasi impossibile. Già è dura accettare di diventare merce in cambio dei servizi gratuiti offerti dalle multinazionali digitali, ma sapere che qualcuno può liberamente frugare nei nostri cassetti digitali e guardare audio e video, fotografie, email, documenti, contatti, username e password è davvero intollerabile.