Olimpiadi di Tokyo 2020, hacker del governo giapponese verificheranno la sicurezza di 200 milioni di dispositivi IoT

In vista delle Olimpiadi di Tokyo del 2020, il governo nipponico ha deciso di non lasciare nulla al caso, per questo operatori autorizzati verificheranno la sicurezza di 200 milioni di router e webcam del Paese. Polemiche per i rischi della privacy ma anche per le scelte tecniche, poco convincenti.

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a cura di Alessandro Crea

In Giappone è già polemica per una controversa decisione presa dal governo nipponico al fine di garantire l'assoluta sicurezza delle Olimpiadi di Tokyo che si svolgeranno il prossimo anno. Già a partire da febbraio infatti una squadra di "hacker" cercherà di prendere il controllo di tutte le webcam e i router presenti in rete, anche privati, al fine di verificarne la sicurezza, mentre in seguito toccherà a molti altri dispositivi IoT, per un totale di 200 milioni di device.

Gli hacker infatti utilizzano normalmente questo tipo di dispositivi per effettuare catastrofici attacchi DDoS, uno scenario che ovviamente in Giappone vogliono assolutamente evitare durante le Olimpiadi.

Il personale, formato da informatici dell’Istituto Nazionale di Tecnologie e Comunicazioni Informatiche agirà alle dirette dipendenze del governo, sotto la supervisione del Ministero degli Interni e delle Comunicazioni. Se però da un lato l'operazione ha già suscitato proteste per la potenziale violazione della privacy dei privati cittadini, dall'altro non ha mancato di sollevare perplessità da parte degli esperti del settore, convinti che l'operazione non serva davvero a verificare la sicurezza di dati e trasmissioni.

Il team infatti non è autorizzato ad utilizzare vere tecniche di hacking ma soltanto a impiegare le password di default previste dai produttori e che spesso molti non cambiano o, in alternativa, le liste di password. Un po' poco per verificare quali siano davvero i dispositivi poco sicuri secondo il vice presidente di Tenable Gavin Millard.

In ogni caso gli informatici stileranno una lista dei dispositivi che risulteranno violabili e la inoltreranno tanto alle autorità statali che ai provider dei servizi Internet coinvolti, in modo che i primi possano avvisare i cittadini interessati della scarsa sicurezza dei propri device e gli altri possano adottare misure di sicurezza più stringenti.