Open Source, scuola internazionale a Bari

Nasce Bari la prima Scuola Open Source, un'interessante startup che si occupa di ricerca e innovazione e sperimenta sul campo, fra contaminazione e multidisciplinarietà. Oggi il primo triplice laboratorio di coprogettazione, con 24 docenti e tutor dall’Italia e dall’estero, e 60 partecipanti.

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a cura di Alessandro Crea

Con un triplice laboratorio di coprogettazione, 24 docenti e tutor dall’Italia e dall’estero, e 60 partecipanti, è partita oggi ufficialmente a Bari la prima Scuola Open Source, l'unico progetto del Sud (fra 700 da tutta Italia) ad essersi aggiudicato uno dei tre premi del bando Che-Fare per le migliori idee di innovazione sociale e culturale.

Una sfida partita da Bari, dalla Puglia, “per aggregare chi si occupa di ricerca e innovazione in tutte le sue forme, sperimentando sul campo, fra contaminazione e multidisciplinarietà, in un modello aperto e a forte connotazione sociale, che si dedica alla ricerca per il pubblico e il privato, e alla didattica, dai più giovani fino a professionisti e manager”, come ha spiegato stamattina la presidente Lucilla Fiorentino nella conferenza stampa di presentazione.

Tavolo presentazione JPG

La Scuola è il follow-up del laboratorio di ricerca e coprogettazione XYLAB, nato nell’ambito dell’iniziativa Laboratori dal Basso promossa dalla Regione Puglia e si configura come un Istituto Didattico e Centro di Ricerca e Consulenza Artistica e Tecnologica per l'Industria, il Commercio e l'Artigianato (digitale e non).

Docenti e tutor della SOS, che può già vantare partnership di rilievo con Comune e Politecnico di Bari, con l'ISIA di Urbino e la Lega Coop, sono tutti di altissimo profilo, nonostante abbiano accettato di partecipare gratuitamente al progetto. Parliamo di esperti come i direttori di cheFare, Bertram Niessen, e dell’ISIA di Urbino, Luciano Perondi; Giovanni Lussu e Giovanni Anceschi, tra i massimi teorici italiani di design; Giacomo Leonzi, cofondatore del primo FabLab italiano, a Torino; o Salvatore Iaconesi, hacker e progettista di fama internazionale.

Avviati ieri per chiudersi il 30 luglio, i laboratori sviluppano in modo orizzontale e cooperativo tre ambiti di ricerca/progetto uniti da un filo rosso: X-Identità, che frutterà ad esempio logo e strategie di comunicazione, fino alla definizione di un sistema d’identità, Y-Strumenti, che consentiranno alla SOS di funzionare: dalla strumentazione agli open data, dalla moneta virtuale all’assetto generale. Infine Z-Processi, il funzionamento attorno ai quattro cardini della Scuola: ricerca, didattica, co-living, spinoff.

Le attività avranno luogo ogni giorno dalle 9.30 alle 19.30 presso la Sala Murat e, a supporto, presso il vicino Isolato 47, la palazzina di tre piani in Strada Lamberti 13, sede della Scuola grazie a una convenzione col Politecnico. Ogni pomeriggio, inoltre, in programma brevi talk di mezzora, aperti e gratuiti, con docenti ed esperti (prenotazioni obbligatorie a questo indirizzo per un massimo di 50 posti).

Un laboratorio alla Sala Murat JPG

Tra i partner della scuola anche il Comune e il Politecnico di Bari. "Quando ho incontrato la prima volta questo gruppo di giovani talenti, di innovatori, in cerca di supporto per la loro iniziativa come amministratore non mi è parso vero: proposte concrete da soggetti del corpo sociale, veri agenti del cambiamento, in piena sintonia con le nostre politiche di sviluppo culturale. Per accelerare percorsi fra tradizione e innovazione, tra radici e ali, che valicano i confini territoriali", ha ricordato l’assessore comunale alle Culture, Silvio Maselli.

"Abbiamo subito dato credito al progetto, allo sperimentare con meccanismi formativi diversi, con nuove professionalità e bagagli di esperienze che attraggano una comunità. Modelli e metodi che devono ormai contaminare anche l’Università" gli ha fatto eco il rettore del Politecnico Eugenio Di Sciascio.