P2P illegale e major piangono per colpa di Spotify

Secondo un'indagine tenutasi in Svezia la pirateria musicale è in calo costante da due anni. Cioè da quando sono disponibili servizi di streaming come Spotify e altro. Gratis o con un piccolo abbonamento, lo streaming potrebbe mettere d'accordo consumatori e major?

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Spotify, e i servizi di streaming musicale in generale, sarebbero un buon modo di lottare contro la pirateria. O almeno è quello che lascia pensare un'indagine svedese, secondo la quale dal 2009 la pirateria è scesa del 25% mentre parallelamente cresceva l'uso dei servizi di streaming.

Spotify non è ancora disponibile in Italia, e non sappiamo quando lo sarà, perché la società non ha ancora trovato un accordo soddisfacente per la gestione del diritto d'autore e dei relativi compensi. In ogni caso si tratta di un servizio che permette l'ascolto online di un vasto catalogo musicale, che offre un servizio base gratuito e con pubblicità, e uno premium, con più servizi e senza annunci.

Per Spotify dobbiamo aspettare ... 

Forse è solo una coincidenza che la pirateria sia in calo proprio da quando esistono i servizi di streaming. Il 25% in meno in due anni però è un valore enorme, ed è improbabile che non ci sia nessuna relazione. Il sondaggio svedese ha inoltre certificato che il 40% degli intervistati dichiara di usare abitualmente servizi di streaming, mentre solo il 10% ammette di scaricare musica illegalmente. Il quadro è praticamente l'opposto rispetto a solo pochi anni fa.

È quindi chiaro che un mercato esiste. Ci sono molti utenti disposti a usare questi servizi solo se gratuito, ma un buon numero che sarebbe pronto a pagare un piccolo abbonamento mensile. La grande quantità di musica disponibile (30%), il fatto che sia legale (24%) e semplice da usare (24%) sono i fattori principali che motivano la scelta dei consumatori, secondo l'indagine.

Si tratta in ogni caso di un sistema molto fragile. Spotify la scorsa primavera ha introdotto nuovi limiti agli account gratuiti, e quasi immediatamente la crescita si è arrestata. Molti utenti sono tornati quasi immediatamente alla pirateria, come dimostra il primo commento al relativo post sul blog dell'azienda, che recita "Ciao Spotify. È stato bello conoscerti. Credo che tornerò a piratare musica".

... ma Jamendo c'è già

E a proposito di limiti, Spotify ha recentemente dato vita a una nuova collaborazione con Facebook, che potrebbe aiutare la startup a diffondersi ulteriormente – magari anche in Italia. Parallelamente tuttavia ha reso obbligatorio un account Facebook per usare il servizio, una scelta che molti non hanno gradito.

Se Spotify e altri non sono ancora accessibili dall'Italia (ma per chi è tenace una soluzione c'è) esiste almeno un servizio di streaming online totalmente gratuito e accessibile. Si chiama Jamendo, e ospita oltre 50.000 dischi di artisti indipendenti, che mettono a disposizione il loro lavoro liberamente, anche per il download. Se vi piace la musica anche senza nomi famosi, probabilmente vi piacerà Jamendo. Buon ascolto.

Aggiornamento. FIMI, a seguito della pubblicazione di questa notizia, ha deciso di intervenire con un comunicato. 

"In merito all'articolo su Spotify ci preme sottolineare come non si assolutamente vero che Spotify non è presente in Italia per problematiche legate ai diritti d'autore in quanto la società svedese dispone già delle licenze con le case discografiche e con SIAE", scrive il presidente Enzo Mazza.

"Spotify ha scelto autonomamente di non operare in Italia per questioni di economie che riguardano il mercato pubblicitario italiano e non certo per la mancanza di interesse dell'industria che ovviamente sarebbe ben lieta di disporre del servizio in un Paese che vede gravi ritardi nell'affermarsi del mercato digitale della musica rispetto ad altri Stati europei".