P2P, la legge svedese svuota Internet

Gli effetti della legge antipirateria, in Svezia, si fanno sentire. Rete meno utilizzata, del 40%.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

La legge anti P2P in Svezia comincia a dare i suoi frutti, ma forse sarebbe più adatto parlare di calici amari. La legge, che facilita le azioni legali contro gli individui che usano programmi P2P, sta infatti facendo calare l'uso della rete in generale.

Lo spiega Jon Kerlung, amministratore di un grande ISP svedese: "metà di Internet è andata. Se le cose vanno avanti così, la costosa infrastruttura che abbiamo creato sarà inutile".  Certo, chi usa la rete per altre cose ora ha a disposizione una rete molto più veloce e reattiva di prima.

L'utilizzo della rete, infatti, è calato di un abbondante 40%, in Svezia, da quando la legge è in vigore, segno che moltissimi utenti tengono chiusi i loro programmi P2P. Ad oggi, sono passati solo sei giorni, mentre due giorni fa il calo stimato era del 33%.  

La Svezia ha dato vita a The Pirate Bay, al Partito Pirata e ad una durissima legge antipirateria. Un bel paradosso.

Un bel successo per chi vuole proteggere il diritto d'autore, e una sfida alla creatività: che fare, adesso, con un'infrastruttura moderna e costosa, che offre a quasi tutti gli utenti una velocità superiore agli 8 Mbps, e che sta testando connessioni a 40 Gbps?

Il risultato può sembrare drastico, ma bisogna ricordare che la legge IPRED obbliga gli ISP a rivelare nome e dati personali legati ad un indirizzo IP sospettato di generare traffico illegale. L'arresto e la sanzione, quindi, possono arrivare molto in fretta. Intanto si discute sul fatto che dovrebbe essere la polizia ad avere questi poteri, e non una azienda, come le major.  

Prima di trarre conclusioni, però, crediamo che sia meglio attendere qualche tempo. Quando fu introdotta la patente a punti, gli incidenti si ridussero drasticamente, ma solo per qualche mese. Succederà lo stesso con il file sharing illegale? Christian Engstrom, presidente del Partito Pirata, è infatti convinto che ci vorrà solo qualche settimana, prima che gli utenti capiscano come impostare i loro programmi per non essere rilevati dai sistemi di identificazione.