P2P: la UE si pronuncia ed è subito caos

La Corte di Giustizia europea si esprime su privacy e tutela del copyright, ma la stampa interpreta secondo le correnti.

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a cura di Dario D'Elia

La Corte di Giustizia europea si è finalmente espressa sul contenzioso che vede coinvolte l’operatore spagnolo Teléfonica e l’associazione Promusicae, che rappresenta gli interessi dell'industria discografica spagnola. Il problema è che un buon numero di testate giornalistiche hanno interpretato malamente la sentenza.

Andiamo però con ordine. Tempo fa Promusicae si era rivolta ai tribunali nazionali per obbligare l'operatore Teléfonica a fornire l'identità di alcuni suoi clienti dediti allo sharing di musica protetta da copyright.

Il noto operatore di telecomunicazioni si è sempre opposto alle richieste sostenendo che nel rispetto delle Leggi spagnole ogni dato può essere divulgato solo in caso di indagini penali, di tutela della pubblica sicurezza e della difesa nazionale.

La Corte spagnola di fronte ad uno scenario così articolato, qualche mese fa, ha deciso di coinvolgere la Corte di Giustizia delle Comunità europea: di fatto si trattava di chiarire se esistesse l'obbligo di divulgazione delle informazioni personali anche in un procedimento civile.

"Il diritto comunitario non impone agli Stati membri, per garantire l’effettiva tutela del diritto d’autore, l’obbligo di divulgare dati personali nel contesto di un procedimento civile", si legge nel primo capoverso della sentenza della Corte di Giustizia UE pubblicato ieri.

"Diverse direttive comunitarie sono dirette a far sì che gli Stati membri garantiscano, soprattutto nell’ambito della società dell’informazione, l’effettiva tutela della proprietà intellettuale e, in particolare, del diritto d’autore. Tuttavia, questa tutela non può pregiudicare gli obblighi relativi alla tutela dei dati personali. Peraltro, le direttive sulla tutela dei dati personali offrono agli Stati membri la possibilità di istituire deroghe all’obbligo di garantire la riservatezza dei dati sul traffico".

In pratica la Comunità europea sostiene che non vi sia obbligo di divulgazione in un procedimento civile. Ma anche che gli Stati membri debbano mantenersi in equilibrio tra il rispetto della privacy e la tutela della proprietà intellettuale. Il tutto senza violare le attuali norme comunitarie.

Molti attivisti hanno interpretato questa indicazione di equilibrio come un viatico alla totale autonomia degli Stati membri, soprattutto se si considera che nel comunicato si legge che "le direttive sulla tutela dei dati personali offrono agli Stati membri la possibilità di istituire deroghe all'obbligo di garantire la riservatezza dei dati sul traffico".

Ecco, queste "deroghe" hanno scatenato un putiferio online. Pare - per alcuni osservatori - che non sia tollerabile che la Corte di Giustizia lasci agli Stati membri l'ultima parola sulla questione. Sempre e comunque nel rispetto delle leggi comunitarie vigenti.