Parmitano: rientro sulla Terra come un frontale con un TIR

Luca Parmitano racconta il rientro sulla Terra con la Soyuz, la riabilitazione, il suo pensiero per i giovani.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Tornare sulla Terra è stato come essere in una 500 e scontrarsi frontalmente contro un TIR. È usando le parole del collega Paolo Nespoli che Parmitano ha descritto il viaggio di rientro con la Soyz nella prima conferenza con la stampa italiana in diretta da Huston dopo il rientro dalla Stazione Spaziale Internazionale. Però "è solo la fase finale" spiega Luca.

"Le prime ore dopo il distacco sono molto tranquille perché si è ancora in orbita. La navetta si mette in un'orbita di sicurezza, dopodiché inizia la fase dinamica. L'accensione del motore dura circa 4 minuti e serve per rallentare: viaggiamo a 8 chilometri al secondo e dobbiamo ridurre la velocità a 130 metri al secondo. Si rientra quindi in atmosfera, c'è la separazione dei tre elementi della Soyuz e si passa dal buio dello spazio al rosso fuoco del plasma e alla luce forte del Sole al rientro nell'atmosfera. All'apertura del paracadute si balla a destra e sinistra ruotando come su un'altalena, ma c'è il sollievo di sapere che va tutto bene e si attiva il contatto con gli elicotteri. Viene scandita la quota fino all'impatto, a cui ci si prepara stringendo le cinture di sicurezza il più possibile, poi l'impatto come descritto da Nespoli".

Luca Parmitano subito dopo l'atterraggio

Missione finita. "Il primo pensiero appena fuori dalla Soyuz e toccata Terra è stato di sollievo. Perché era una splendida giornata di sole e tutto è andato per il meglio. Il momento in cui mi hanno estratto è stato meraviglioso vedere il Sole splendere e vedere i miei colleghi stare bene".

Adesso che è a Terra cosa fa Parmitano? "Sono impegnato nelle prime fasi per cui passano tutti gli astronauti al rientro sulla Terra. Ci sono le sperimentazioni, con la collezione di dati che sono stati raccolti prima del lancio, in orbita a vari intervalli di tempo ben precisi, e dopo il ritorno. I dati verranno confrontati per capire quali cambiamenti hanno apportato al corpo. È una fase impegnativa iniziata immediatamente dopo l'atterraggio, dove in una tenda sono stati fatti i primi prelievi e ancora in Russia dove sono stati svolti i primi test di comportamento vestibolare".

Si tratta di un lavoro impegnativo, perché a Huston già la prima notte "sono stati fatti test in un simulatore di volo in cui ho tentato di fare un atterraggio e una biopsia muscolare per valutare gli effetti di permanenza in orbita sui muscoli". I test proseguiranno per alcuni mesi a intervalli prestabiliti.

"Poi - racconta Parmitano - c'è la fase di riabilitazione perché il corpo era abituato a vivere in assenza di peso. Adesso lo sento fortissimo addosso. Per fare un esempio esplicativo mi sembra di camminare con me stesso sulle spalle e il fisico ne risente. Adesso con gli esperti di riabilitazione della NASA e dell'SEA sto facendo esercizi per ricondizionare il corpo a muoversi sulla Terra".

L'astronauta italiano spiega infatti che "sulla Stazione ci sono macchinari per allenare i muscoli delle braccia, delle gambe, della spalle, della schiena. Sembra strano, però ci sono dei muscoli molto piccoli relativi all'equilibrio, che stabilizzano la nostra schiena, che non possono essere allenati".

L'atterraggio

"Ecco perché ogni mattina vengo al Johnson Space Center a Huston in una palestra attrezzatissima con piscine e macchinari, per svolgere una serie di esercizi per allenare quei muscoli che non sono stati usati per niente nella permanenza sulla Stazione" spiega Parmitano. "C'è inoltre da riabituare i sensori dell'equilibrio alla gravità: in orbita il mio cervello ha imparato a non usare gli organi dell'equilibrio e i canali semicircolari dell'orecchio. Una volta a terra bisogna reimparare a usarli. Se mi vedeste camminare, adesso ho una camminata un po' strana, molto lenta, perché devo cercare di mantenere l'equilibrio in modo costante e devo riabituarmi a farlo in maniera automatica".

Ricordando il panorama siciliano dallo spazio poi Parmitano si rivolge ai giovani siciliani, e i italiani in generale: "le opportunità esistono per tutti e io ne sono la prova, tutto sta nel saperle riconoscerle e nell'impegnarsi per sfruttarle". Bisogna cercarle e saperle cogliere. Non che tutti debbano diventare astronauti, ma "tutti hanno dentro di sé la fiamma di quello che sarà poi il proprio futuro", inseguito anche se bisgona allontanarsi dalla propria terra, dove si può sempre tornare.