PEC per tutti, tranne che per Brunetta

Tante PEC gratuite ma per farci cosa? Neanche il ministero di Brunetta ha un indirizzo PEC!

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a cura di Pino Bruno

Si moltiplicano le offerte per l'attivazione gratuita di caselle di Posta Elettronica Certificata. Lo stanno già facendo l'Inps e l'Aci. L'impulso viene dal ministro per l'Innovazione Renato Brunetta, che preme per la sburocratizzazione del rapporto cittadino/Pubblica Amministrazione.

La PEC equivale a una raccomandata con ricevuta di ritorno. Bel risparmio, dunque, ma non è tutto oro ciò che luccica. La PEC è uno standard italiano. All'estero si usano i certificati di sicurezza, altrettanto gratuiti. Perché inventare una soluzione autarchica? Mistero.

Diamo comunque per buono il tentativo di semplificare la vita del cittadino, che finalmente può interloquire con Regioni, Province, Comuni, Asl e tutto l'apparato pubblico. Una mail spedita con la PEC invece della lunga e spesso frustrante coda allo sportello. E qui viene il bello. A chi spedisco la PEC? All'indirizzo di PEC ben in vista sulla homepage del sito della Pubblica Amministrazione, ovviamente. Già, ma la stragrande maggioranza della Pubblica Amministrazione se ne frega. A cominciare dal ministero presieduto da Brunetta. Non c'è traccia di indirizzo PEC, sul sito del ministero. Un clamoroso autogol. Eppure l'articolo 34 della L. 69/2009 è chiaro:

Art. 34 della L. 69/2009.

(Servizi informatici per le relazioni tra pubbliche amministrazioni e utenti)

1. Al codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005 n. 82, e successive

modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

b) all'articolo 54, dopo il comma 2-bis sono inseriti i seguenti:

"2-ter. Entro il 30 giugno 2009, le amministrazioni pubbliche che già dispongono di propri siti sono tenute a pubblicare nella pagina iniziale del loro sito un indirizzo di posta elettronica certificata a cui il cittadino possa rivolgersi per qualsiasi richiesta ai sensi del presente codice. Le amministrazioni devono altresì assicurare un servizio che renda noti al pubblico i tempi di risposta, le modalità di lavorazione delle pratiche e i servizi disponibili".

Se l'esempio è questo, almeno altri 400 siti pubblici si sono adeguati. La ricerca è stata condotta dall'associazione Cittadini di Internet, che ha messo a disposizione alcune pagine del suo portale per segnalare le inadempienze. "A oggi sono stati rilevati ben 400 siti della PA privi della PEC nella pagina iniziale del sito della PA, il cui elenco è visibile sul sito ufficiale cittadininternet.

Il presidente di Cittadini di Internet, Massimo Penco, ha scritto al ministro Brunetta per sottolineare le cose che non vanno. La risposta purtroppo non è ancora pervenuta.

ringraziamo per la collaborazione Pino Bruno

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