Pedofilia reato penale, mano pesante per chi adesca in Rete

Il Senato ha approvato all'unanimità l'articolo 414 bis, che inasprisce le pene per pedofilia e pedopornografia e introduce il reato di grooming, l'adescamento via Internet. Non saranno più ammesse scuse per chi cerca di circuire un minore, anche se le foto ingannano sull'età.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Pedofilia e pedopornografia sono un reato penale anche in Italia. Ieri il Senato ha approvato l'introduzione nel codice penale dell'articolo 414 bis, ratificando la Convenzione per la protezione di minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, sancita dal trattato di Lanzarote del 2007.

"Chiunque, con qualsiasi mezzo, anche telematico, e con qualsiasi forma di espressione, istighi a commettere reati di prostituzione minorile, pornografia minorile e detenzione di materiale pedopornografico, di violenza sessuale nei confronti di bambini e di corruzione di minore" sarà punito con la reclusione da tre a cinque anni.

Finalmente saranno i pedofili a non avere più scappatoie

L'articolo 609-undecies entra inoltre nello specifico dei casi di grooming, ossia l'adescamento attraverso Internet. In dettaglio stabilisce che "per adescamento si intende qualsiasi atto volto a carpire la fiducia del minore attraverso artifici, lusinghe o minacce posti in essere anche mediante l'utilizzo della rete Internet o di altre reti o mezzi di comunicazione''. La pena va da uno a tre anni, e non sarà più possibile accampare scuse dichiarando di non essere a conoscenza della minore età della persona offesa nel caso di colpevolezza.

Considerato che la maggior parte dei reati di pedofilia e pedopornografia sono ormai perpetrati via Internet, grazie all'anonimato dietro a cui ci si può nascondere, la novità è particolarmente importante. Oltre tutto offre gli strumenti penali per tutelare gli adolescenti online, che magari nelle foto su Facebook "sembrano più grandi": basta scuse e scappatoie, adesso si rischia grosso.

Anche perché sono state inasprite le pene per i reati di prostituzione minorile: da uno a sei anni per chi compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i 14 e i 18 anni "in cambio o per la promessa di un corrispettivo in denaro o altra utilità". C'è poi la reclusione fino a tre anni con multa fino a 6000 euro per chi viene riconosciuto colpevole di pornografia minorile, quindi "assiste a esibizioni o spettacoli pedopornografici". In più, la pena viene aumentata se il reato è perpetrato attraverso Internet o con strumenti informatici, per esempio con gli SMS, le chat, i social network e i giochi on line.

L'Italia ha recepito la Convenzione di Lanzarote

Finalmente il Codice penale si è adeguato ai tempi moderni, anche se è da notare che per recepire la Convezione di Lanzarote i nostri governanti ci hanno impiegato sei letture, e che prima di noi la Convenzione è già stata recepita da Albania, Danimarca, Francia, Grecia, Malta, Olanda, San Marino, Serbia e Spagna.

"La ratifica è una buona notizia per tutti i minori, un'arma in più per contrastare l'abuso e lo sfruttamento sessuale" ha dichiarato Vincenzo Spadafora, autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza. A fargli eco il ministro del Welfare Elsa Fornero, che ha parlato di "importante traguardo di civiltà nell’ordinamento giuridico italiano". Meglio tardi che mai.

La legge però non basta per tirare un sospiro di sollievo: nell'audizione alla Camera dei deputati di ieri, il Direttore della Polizia Postale e delle Comunicazioni Antonio Apruzzese ha espresso le sue preoccupazioni per la mancanza delle "chiavi per monitorare i contenuti di social network che, tra l'altro, sono quasi esclusivamente stranieri".