Perché non aprire l'Apple Store dell'innovazione italiana?

Il ministro dell'Istruzione con delega al Dipartimento per l'Innovazione tecnologica sostiene che bisognerebbe seguire il modello Apple per mettere a disposizione i prodotti sviluppati da PA e privati. Tutti potrebbero contribuire: enti locali, scuole, università e così via.

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a cura di Dario D'Elia

L'Italia dovrebbe seguire il modello dell'Apple Store per condividere le soluzioni sviluppate per la Pubblica Amministrazione. Ne è convinto il ministro dell'Istruzione con delega al Dipartimento per l'Innovazione tecnologica. "Seguire il modello Apple per mettere a disposizione i prodotti sviluppati da PA e privati. Così si riduce il gap tra sperimentazione e progetti a regime", ha dichiarato ieri Francesco Profumo durante un convegno trentino. "Se provassimo a pensare ad uno store dell'innovazione e dell'intelligenza in Italia, avremmo fatto un grande passo in avanti".

E se il colpo di fioretto del ministro fosse vincente?

In pratica nell'ottica dell'efficienza e dell'ottimizzazione della spesa si pensa di creare un unico spazio che possa razionalizzare l'offerta. Ovviamente in senso teorico appare come una buona intuizione, ma il primo scoglio potrebbe essere rappresentato dai dettagli tecnici. Ad esempio è risaputo che in Italia non esiste uniformità nelle piattaforme: la Puglia è diventata avanguardia nell'open source, ma nelle altre Regioni il software proprietario continua a dominare. Niente di male, ma forse qualche linea guida comune sarebbe utile alle amministrazioni. E forse lo spirito della proposta di Profumo va proprio in questa direzione: realizzare almeno una vetrina per valorizzare la qualità.

"Negli ultimi 20 anni sono state investite molte risorse per rendere più intelligenti le nostre attività", ha aggiunto il ministro. "Si è parlato di città cablate, di città digitali. Ma il digitale non e necessariamente più intelligente dell'analogico. Oggi diciamo qualcosa di diverso: diciamo che in Italia non si è superato il gap fra la sperimentazione e il prodotto, e soprattutto non si è stati capaci di fare sistema, di riusare quanto già brevettato".

È vero che le risorse sono sempre meno a causa del debito pubblico, ma basta ingegnarsi. Non ci vuole furbizia ma solo intelligenza nelle dinamiche di investimento. "Dobbiamo mettere a disposizione del Paese tutto quanto abbiamo fatto in questi anni in termini di applicazione, ma anche di buone prassi e di procedure, e questo ovunque", ha sottolineato Profumo.

"Il modello può essere ad esempio quello dell'Apple store. Ciascuna applicazione viene messa a disposizione di tutti per una cifra irrisoria. Se provassimo a pensare ad uno store dell'innovazione e dell'intelligenza in Italia, avremmo fatto un grande passo in avanti. Tutti possono contribuire: enti locali, scuole, università e così via".