Ogni anno dobbiamo affrontare disastri ambientali di ogni genere, e tra questi gli sversamenti di petrolio sono probabilmente tra i peggiori. Una volta che il petrolio è in mare, infatti, rappresenta una pericolosa minaccia per tutta la vita marina.
Sarebbe ovviamente necessario prevenire certi incidenti, ma ora c'è quella che sembra una buona idea per intervenire a posteriori. Presso l'Università di Wollongong (Australia) è stato infatti sviluppato un nanomateriale che rende magnetico il petrolio. Dopodiché è relativamente facile raccoglierlo usando una calamita.
L'idea del dottor Yi Du è quella di usare particelle (25 nm) di ossido di ferro che si legano al petrolio. Si potrebbero spargere sull'area di mare contaminata e sarebbero in grado di "agganciare" tanto la parte leggera del petrolio, che galleggia, quanto quella più pesante che affonda.
"Poi delle navi equipaggiate con magneti potrebbero muoversi intorno alla macchia e tutto il petrolio sarebbe assorbito e raccolto tramite i magneti", spiega Yi Du. È un'idea promettente, che sembra quasi troppo bella per essere vera, ma andrà verificata sperimentalmente – come ricorda Orlin Velev dell'Università del North Carolina.
Il prossimo passo sarà estendere i test in ambienti chiusi, e nei prossimi mesi i ricercatori dell'università australiana chiederanno i permessi per fare prove in mare aperto.