Pornhub batte Playboy, le conigliette si rivestono

Playboy rinuncia ai nudi integrali dopo 62 anni di pubblicazioni. C'è fin troppo sesso sul web, dicono i fondatori della rivista che ha aperto gli occhi a intere generazioni di uomini di tutte le età.

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a cura di Pino Bruno

Alzi la mano l'uomo non più giovanissimo che non abbia mai sfogliato, sia pure una volta, una copia di Playboy. Nell'immaginario collettivo maschile la rivista patinata con i suoi nudi ha rappresentato per decenni l'emancipazione adolescenziale, quasi un segno di maturità. Le bellissime donne svestite e le interviste a Malcolm X, Vladimir Nabokov, Martin Luther King, per citarne solo alcune, hanno fatto storia. Negli anni Sessanta e Settanta, prima della rivoluzione sessuale e del movimento femminista, leggere Playboy era allo stesso tempo affrancamento da bigottismo e ipocrisia del comune sentimento borghese e prodromo di liberazione dei sensi e dell'intelletto.

Ebbene, gli anni passano, il web tracima di sesso, volgarità e hardcore, così Playboy si scopre anacronistico e annuncia che non pubblicherà più i nudi integrali. Segno dei tempi. La notizia va in prima pagina sul New York Times e si accendono dibattito ed amarcord. Conigliette svestite e in pose provocanti sì, ma fino a un certo punto. Non a caso la foto pubblicata dal NYT è quella di Marylin Monroe sulla copertina del primo numero di Playboy del 1953.

Playboy jumbo

"Oggi sei gratuitamente a un clic di distanza da ogni atto sessuale immaginabile", dice al quotidiano statunitense l'amministratore delegato della rivista, Scott Flanders, che ha condiviso la scelta editoriale con il fondatore Hugh Hefner. D'altronde il giornale oggi vende 800mila copie, mentre nel 1975 nelle edicole se ne vendevano quasi 6 milioni. Pensate che negli anni d'oro ci fu un giudice che pretese la pubblicazione di una versione in caratteri Braille. Perché i non vedenti dovevano rinunciare a Playboy? In tale esclusione il magistrato ravvisava addirittura una violazione del Primo Emendamento della Costituzione, che parla di libertà di espressione e di stampa.

Come sarà il Playboy della svolta? Più giornalismo d'inchiesta, interviste ai protagonisti della vita sociale, politica e dello spettacolo, più fiction. Intanto non sarà più vietato ai minori di 18 anni e la soglia scenderà a 13 anni. Fa un po' sorridere se si pensa che oggi molti adolescenti fanno video spinti e casarecci con gli smartphone, ma questo è tema da sociologi e psicologi.

A noi preme sottolineare che la metamorfosi di Playboy è stata causata dall'innovazione tecnologica. Certo, è poca cosa rispetto a cambiamenti ben più gravi. Ad esempio il Boston Consulting Group dice che tra un decennio i robot industriali faranno perdere il lavoro a 9,1 milioni di persone soltanto negli Stati Uniti. È comunque un brutto segno dei tempi.