Progetto NGN e conflitto di interessi: ora basta!

Romani critica il progetto Metroweb che propone uno sviluppo della rete in fibra solo nelle zone remunerative. Per cablare l'Italia, a suo parere, serve l'intervento dello Stato, con fondi pubblici o della Cassa Depositi e Prestiti. Il problema è che la CDP si è già schierata, in evidente conflitto di interesse.

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a cura di Dario D'Elia

Il Ministro per lo Sviluppo Romani è convinto che l'Italia abbia bisogno di una NGN nazionale e non un progetto di sviluppo a macchia di leopardo della rete in fibra, come propone Metroweb. "Per lo sviluppo della banda larga su tutto il territorio nazionale deve esserci un vettore pubblico", ha dichiarato Romani, "(quello di Metroweb, NdR.) è un progetto che vuole avere un orizzonte ampio, ma parte da un orizzonte piuttosto ridotto. Per cablare l'Italia serve l'intervento dello Stato, con fondi pubblici o della Cassa Depositi e Prestiti". 

Di diverso avviso Vito Gamberale, numero uno della holding F2i di Metroweb, che pensa invece a uno sviluppo localizzato nelle grandi città o poli industriali coinvolgendo le utilities locali. Il tutto realizzato solo dove sia previsto un immediato ritorno di investimento.

Franco Bassanini

"Il ruolo dello Stato è determinante perché potrà garantire le risorse da utilizzare laddove gli operatori non investiranno a causa della scarsa domanda. Bisogna individuare un piano per chiudere il digital divide e per collegare immediatamente, di corsa, in banda ultralarga i distretti industriali. Serve un investimento complessivo di circa 8 miliardi di euro", ha ribadito Romani.

Il problema è che le risorse sono risicate e tutti guardano alla Cassa Depositi e Prestiti, il cui presidente Bassanini, per un caso strano del destino, è recentemente diventato anche presidente di F2i. Telecom Italia per di più si è già schierata con Metroweb, e Fastweb sembrerebbe essere pronta a entrare nel progetto.

Insomma, lo scenario è chiaro sopratutto considerando che Bassanini ha assicurato l'appoggio della CDP al progetto Metroweb e decisamente cassato il Tavolo Romani.

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"Il merito del tavolo è stato quello di capire e far capire che in Italia non può realizzarsi una soluzione alla giapponese o alla coreana, cioè un investimento in una rete NGN pari a 15 miliardi di risorse pubbliche", ha dichiarato Bassanini. "Ciò comporterebbe un aumento del debito pubblico di un intero punto di Pil. Nè va bene il modello britannico: la rete NGN è in capo all'incumbent che deve garantire l'accesso a tutti gli operatori. In Italia occorre pensare ad una terza via, cioè ad una società della rete capace di mobilitare capitali privati in un investimento di lungo termine".          

Per quanto la posizione di Bassanini possa essere più o meno condivisibile, diciamo che con tutta la delicatezza del caso il suo sembra proprio un esempio di conflitto di interessi. Con può parlare del destino dell'Italia posando le terga su due poltrone così distanti per obiettivi e interessi? 

"Cassa depositi e prestiti gestisce una parte importante del risparmio degli italiani, il Risparmio postale, che convoglia in favore della crescita del Paese, finanziando i principali settori di interesse strategico: reti di trasporto e servizi pubblici locali, edilizia pubblica e social housing, energia e comunicazioni, sostegno alle Pmi ed export finance, ricerca e innovazione, ambiente ed energie rinnovabili", si legge sul sito ufficiale della Cassa Depositi e Prestiti.

Sì, sì... la terza via...