Protezione dei minori online: i genitori sono solo parole

Una ricerca di Kaspersky Lab evidenzia come i genitori siano in grande difficoltà quando si tratta di gestire un figlio che usa Internet. Non sanno cosa fare contro contenuti inappropriati, cyberbullismo e adescamenti.

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a cura di Giancarlo Calzetta

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Il gap generazionale è sempre stato un problema, dai tempi delle mamme antirock fino alle moderne minacce alle quali sono esposti i minori che navigano sul Web.

Secondo una ricerca condotta da Kaspersky Lab, azienda molto attiva nel campo della protezione dei minori, la società si sta evolvendo, mettendo in luce aspetti positivi e negativi.

Dall'analisi dei dati, risulta che più della metà dei genitori (il 52%) ritiene che i propri figli siano esposti a dei pericoli mentre navigano su Internet, ma solo il 39% del totale parla con loro per metterli in guardia sulle minacce che si possono incontrare.2015 12 10 (1)

La cosa sconcertante è che la percentuale di chi prende delle iniziative resta piuttosto bassa nonostante il fatto che ben il 22% dei genitori abbia assistito in prima persona al manifestarsi di contenuti inappropriati, di episodi di cyberbullismo o di possibili adescamenti.

Ovviamente, come avviene un po' con tutte le novità, il 53% dei genitori teme che Internet abbia conseguenze negative sulla salute e sul benessere generale dei bambini.

Nonostante tutte queste paure, la stragrande maggioranza dei genitori non fa molto per cercare di affiancare i giovani quando li reputa più vunerabili. Il 31% degli intervistati ha dichiarato di non avere la più pallida idea di cosa facciano i propri figli in Rete, mentre il 28% degli intervistati dichiara di controllare periodicamente la cronologia del browser per tenere sotto controllo l'operato dei giovani.

Peccato che questo sistema abbia la grande pecca, nella migliore delle ipotesi, di informare il genitore quando ormai il danno è stato fatto, mentre nell'ipotesi più comune dalla cronologia non si evince nulla sui contenuti a cui è stato effettivamente esposto chi ha visitato il sito.

Infine, il 24% del campione ha effettivamente deciso di agire e ha installato un software di parental control sui computer e gli altri dispositivi (di cui sono a conoscenza) usati dai propri figli.

Una iniziativa che non risolve tutti i problemi e alla quale va sempre affiancata una efficace opera di dialogo per spiegare quei pericoli che un software non può prevenire, ma sempre preferibile ai divieti poco costruttivi o alla semplice preoccupazione.