Prove di volo, autonomia e tecnica varia

Un drone leggero e preciso che grazie ai suoi automatismi è perfetto per i principianti. Si controlla via smartphone, ma i prezzi degli accessori sono un po' alti.

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a cura di Giancarlo Calzetta

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Grande stabilità e funzioni predefinite

Come abbiamo già accennato, il Bebop 2 è un drone con molta elettronica a bordo in grado di garantire una grande stabilità e un approccio “semplificato” ai neofiti.

Un pulsante “decollo” e un altro “atterraggio” rendono semplicissime le due manovre più pericolose per l’integrità del drone, anche se non sono proprio perfette.

Tra le prove che abbiamo effettuato, abbiamo provato ad atterrare “manualmente”, ma non c’è stato verso di far scendere il drone al di sotto di una quota minima attorno ai 30 centimetri.

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Il drone a terra tiene sempre le eliche spente, per sicurezza.

Quando abbiamo premuto il pulsante di atterraggio da questa posizione, il drone è tornato in alto per effettuare la procedura automatica, ma ha spento i motori ben prima di quando non fosse necessario, causando un brusco impatto al suolo.

Non ci sono stati danni né conseguenze, ma ricordatevi di dare il comando di atterraggio da una quota ragionevole invece che dal minimo possibile.

Motori dettaglio JPG

L'atterraggio brusco causato dalla strana manovra automatica non ha causato danni alle gambe del drone. Qui si vede in dettaglio anche uno dei motori, brushless e potenti, che equipaggiano il drone.

Mentre il drone si trovava in aria, non abbiamo mai avuto problemi di stabilità: il Bebop 2 ha sempre contrastato il vento eventualmente presente, non abbiamo mai volato con vento forte ovviamente, e tutte le manovre avvengono con una buona reattività, senza ritardi.

L’unica pecca è rappresentata dal già citato nervosismo nei controlli che porta il drone a vistose “impennate” per fermarsi quando viene lanciato in avanti o all’indietro.

A tal proposito, val la pena notare che la velocità massima di movimento sembra identica nelle quattro direzioni e secondo l’indicatore nell’interfaccia di controllo si superano i 50 km/h (la velocità massima dichiarata è di 16 metri al secondo, cioè circa 57Km/h).

L’autonomia è notevole rispetto agli altri droni di categoria “giocattolosa”, con oltre 20 minuti di volo raggiungibili con la batteria in dotazione.

Abbiamo visto che in vendita si trovano anche batterie maggiorate da 3100 milliampere, che dovrebbero permettere di arrivare alla mezz’ora di volo continuato o addirittura poco più.

SoloBatterial JPG

La batteria inclusa da ben 2700mAh garantisce un'autonomia di poco più di 20 minuti.

Considerato che si parla di un velivolo da 500 grammi, il risultato è più che apprezzabile.

La connessione tra smartphone e drone avviene grazie all’hot spot wi-fi integrato nel Bebop a cui il telefono si deve collegare per inviare i comandi e ricevere il video.

Sebbene la connessione si sia dimostrata molto stabile all’aperto fino a circa 30 metri di distanza, con il drone che torna alla base se il collegamento dovesse cadere, le cose non sono andate altrettanto lisce con lo streaming video dalla videocamera.

Una delle caratteristiche più divertenti del Bebop, infatti, è proprio quella di mostrare in tempo reale sullo schermo dello smartphone quanto inquadrato dal grandangolo frontale, permettendo manovre di precisione in soggettiva molto divertenti.

Purtroppo, però, lo streaming si interrompe appena il collegamento wi-fi incontra un qualche ostacolo, anche di minima entità. Mentre i comandi continuano a funzionare alla perfezione, l’immagine sullo schermo resta bloccata e questo è un bel problema.

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Addirittura da terra, il collegamento video si è interrotto perché ho lasciato passare un oggetto davanti allo smartphone. Il problema, riscontrato su di un Asus Zenfone 2 deluxe, si verifica anche con un tablet Nexus 5.

Se stiamo pilotando il drone guardando lo schermo, infatti, non vedere una risposta a una manovra ci porta istintivamente a ripeterla, con possibili funeste conseguenze per il nostro velivolo.

È vero che il pilota deve sempre tenere il contatto visivo con il mezzo, ma se abbiamo uno schermo, questo dev’essere affidabile perché capiterà di volerlo usare per un momento per qualche manovra particolare.

Inoltre, cosa forse ancora più grave, lo streaming non riprende automaticamente quando il problema di comunicazione sparisce. Bisogna uscire dall’interfaccia di pilotaggio, operazione comunque sicura data la grande stabilità del Bebop, e rientrare. Ci si impiegano pochi secondi, ma non è certo una operazione che troviamo piacevole.

Infine, sempre per restare sul software, non ci è molto piaciuta la necessità di dover spendere 20 euro per acquistare il modulo di pianificazione del volo che è accessibile dall’app di Parrot.

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La parte arancione in basso a sinistra, identificata con una mappa, dà accesso a un modulo con cui è possibile pianificare un percorso automatico per il nostro Bebop 2. Purtroppo, bisogna pagarlo a parte.

Abbiamo investito almeno 500 euro per il drone, davvero Parrot ha bisogno di 20 euro per completare il software che per altri versi è davvero ben fatto?