Raccolta e riciclo delle batterie, in Italia è caos

La gestione delle batterie esauste è diventata un problema dopo la liberalizzazione del settore.

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a cura di Dario D'Elia

In Italia la raccolta e lo smaltimento delle batterie usate è nel caos più totale. Lo sostiene il consorzio senza scopo di lucro Cobat, che si è occupato del problema negli ultimi 20 anni - ovvero fino a quando il settore non è stato liberalizzato. "Riteniamo che la gestione dei rifiuti delle pile e degli accumulatori, soprattutto quelle portatili, sia governata dal caos", la valutazione secca del consorzio.

Batterie da buttare

Effettivamente, dopo il recepimento nel 2008 della direttiva europea, la proliferazione di società specializzate ha sconvolto ogni equilibrio di gestione e di mercato. Il problema di fondo è che le batterie delle auto (1600 euro a tonnellata) sono economicamente redditizie, mentre quelle piccole per dispositivi elettronici solo un fastidio. Come ricorda La Stampa, gli impianti per il riciclo delle piccole batterie non esistono in Italia: si è costretti a spedirle in Svizzera o in Francia. La motivazione di questa mancanza è probabilmente dovuta al fatto che si riesce a recuperare meno del 50% dei materiali.

Secondo Francesco Panerai, presidente dell'Associazione commercianti radio, la situazione è peggiorata perché di fatto le municipalizzate sono state sollevate da questa responsabilità. La normativa europea prevede che i costi della raccolta e lo smaltimento delle pile siano a carico dei produttori; questi ultimi si occupano in autonomia della questione spesso avvalendosi dei servizi dei consorzi.

Già, ma alla fine dove bisogna buttare le batterie esauste?  L'ultima parola al nuovo Centro di Coordinamento del Ministero dell'Ambiente, che si occuperà anche di gestire i finanziamenti…

Si accettano scommesse per l'epilogo.