Sebbene l'entusiasmo popolare per la realtà virtuale sia ciclico e a volte torni addirittura a sproposito, l'arrivo di Oculus Rift e HTC Vive hanno segnato lo sdoganamento definitivo di questa avanzatissima tecnologia presso il grande pubblico.
Molti, però, faticano a vedere un qualche utilizzo che vada al di là del videogioco sebbene le cose stiano in maniera molto diversa.
La realtà virtuale non è una innovazione degli ultimi due anni e ci sono aziende che da quasi un decennio sviluppano applicazioni immersive per uso professionale, usando dispositivi diversi da quelli che Facebook e HTC ci hanno messo in salotto.
A Lomazzo, una località lombarda posta tra Milano e Como, si trova Area 360, un laboratorio di realtà virtuale in cui Forge Reply mostra quello che è possibile fare oggi in tema di ambienti virtuali, usando diversi sistemi.
Dei due principali laboratori della struttura, ospitata nel Polo Tecnologico ComoNexT, il primo è quasi interamente occupato dal "cave", il sistema di Realtà Virtuale per antonomasia fino a un paio d'anni fa.
Il CAVE, un acronimo poco fantasioso che sta per "Cave Automatic Virtual Environment", è in pratica una "stanza nella stanza" che può trasformarsi in qualsiasi ambiente virtuale, reagendo agli spostamenti degli occupanti in modo da creare una illusione molto credibile.
La grotta, come si traduce dall'inglese "cave", è composta da 4 pareti sulle quali vengono proiettate immagini distorte in modo da dare a chi sta all'interno la sensazione che i muri non esistano e ci si trovi immersi in un ambiente continuo.
Le pareti su cui vengono proiettate le immagini sono tre laterali e il pavimento. Il soffitto non è coperto da una proiezione perché ospita degli illuminatori a infrarossi e delle telecamere che rilevano la posizione dei marker assegnati a chi occupa la stanza, mentre una delle pareti laterali manca per permettere l'accesso.
L'utente della cave deve indossare degli occhialini 3D attivi tipo quelli che andavano di moda un po' di tempo fa con i televisori, ma dalla forma un po' particolare: in alto, infatti, recano alcuni pallini di plastica rivestiti da una vernice speciale particolarmente riflettente nell'infrarosso.
Grazie agli illuminatori già citati, le videocamere identificano la posizione di chi indossa gli occhiali e permettono al software di gestione di calcolare la scena completa, tarandola sulla posizione esatta dell'utente.
La prospettiva delle proiezioni sulle pareti viene quindi ricalcolata ogni istante in modo da dare sempre l'illusione di immersione in una scena reale e questo vale sia per la posizione dell'utente, sia per l'altezza degli occhi (occhiali, in questo caso) dell'utente.
La resa che abbiamo verificato durante le dimostrazioni è molto buona, con una sensazione di coinvolgimento notevole. La luminosità delle pareti resta un po' bassa e questo non ti permette di "perderti" nell'ambientazione, ma la cave svolge egregiamente il suo lavoro.
Ma perché usare una cave invece di un visore di realtà virtuale come Oculus Rift o HTC Vive? I motivi sono diversi.
Innanzitutto, la cave non è una soluzione che ti isola dalla realtà esterna e questo è importante in molti contesti. Se si sta facendo una dimostrazione di gruppo, con una persona che comanda la posizione e un gruppo di altri utenti "passivi", è molto più efficace avere una presa diretta sulle persone coinvolte, per vederne le reazioni e interagire in maniera molto più naturale che non dovendolo fare senza vedere chi pone domande e dove si trova.
In secondo luogo, con una cave, un utente può essere accompagnato nello spazio virtuale e questo è molto utile nei casi di formazione o anche di terapia.
L'istituto auxologico di Milano ha installato una cave proprio a scopi terapeutici e viene usata per valutare e trattare casi di demenza senile o mancanza di concentrazione.
Un infermiere accompagna nel cave il paziente e lo guida nel compiere una serie di operazioni in un supermercato virtuale, oppure nel muoversi all'interno delle strade di una piccola città.
A seconda del tempo impiegato a riempire il carrello della spesa o degli errori compiuti nello scegliere le strade, il medico trae importanti indicazioni sul progredire delle malattie, mentre un esercizio giornaliero nella cave può fungere da terapia, concentrandosi sulle operazioni che risultano più difficili per il paziente.