Corpo macchina ed ergonomia
La Sigma dp2 Quattro si presenta con una forma del tutto inconsueta, allungata e sviluppata in orizzontale. Forma, peso, disposizione dei comandi e tutti gli altri elementi si fondono in un corpo macchina non certo compatto, sicuramente non pocketable, ma tale da poter essere trasportato senza particolari difficoltà con una piccola borsa, grazie anche al peso ridotto di poco superiore ai 400 g, ottenuto mediante una lega di magnesio.
La Sigma dp2 Quattro a confronto con la Canon EOS 6D.
Le dimensioni non sono propriamente ridotte per via della forma allungata,
forma che però non pregiudica l'ergonomia della macchina.
Con la sua solidità e resistenza, questa fotocamera è molto affidabile e lascia trasparire finiture ed una qualità costruttiva superiori. Per prevenire interferenze con i circuiti di elaborazione dei dati da parte di eventuali sorgenti di calore, la batteria e i circuiti di potenza sono stati posizionati nel corpo quanto più lontani possibile dal sensore e dalla scheda madre che ospita il processore d'immagine.
Il design originale e innovativo rende la dp2 Quattro diversa da qualsiasi altra fotocamera in commercio. L'aspetto inizialmente può lasciare perplessi – l'impugnatura, ad esempio è rivolta verso l'operatore e non in avanti - tuttavia una volta presa confidenza la fotocamera si rivela abbastanza comoda da maneggiare, pur di utilizzarla con due mani, di cui la sinistra trova la sua naturale posizione sotto all'obiettivo, a sorreggerlo come fosse una reflex. Il pulsante di scatto cade in maniera naturale sotto l'indice della mano destra, mentre il pollice si trova pronto ad azionare i pochi, ma essenziali, pulsanti dedicati all'uso della stessa.
Di questi, il primo in alto cambia il modo di visualizzazione del display.
L'utile livella elettronica a due assi e l'istogramma della luminosità
in tempo reale sono due delle informazioni visualizzate, su richiesta, dal display.
Quello appena sotto, denominato Menu di Settaggio Veloce (QS) e ormai adottato da quasi tutte le fotocamere in commercio, perlomeno di un certo livello, mostra a colpo d'occhio 8 parametri di scatto essenziali. Peccato non sia personalizzabile…
Il tasto AEL blocca l'esposizione e l'ultimo in basso è la chiave d'accesso ai menu. Questi ultimi sono di facile ed immediata lettura e la navigazione all'interno degli stessi è molto agevole, segno evidente degli sforzi compiuti dal costruttore per rendere l'apparecchio quanto più semplice ed intuitivo possibile nell'impostazione e nell'utilizzo delle sue funzioni. Per muoversi tra i menu si utilizza un tasto multifunzione, il multi-selettore, posizionato più a destra, con quello centrale che funge da conferma delle operazioni.
Sulla parte superiore, oltre alla slitta hot shoe per un lampeggiatore esterno (la macchina non dispone infatti di flash incorporato), si trova il tasto d'accensione, quello denominato MODE che permette di selezionare il programma voluto (manuale, priorità di tempi, di diaframmi ecc. + tre programmi AE personalizzati) e due ghiere. La più grande, con al centro il pulsante di scatto, varia il parametro relativo all'esposizione (tempo o diaframma), quella più piccola la compensazione dell'esposizione.
L'alloggiamento della batteria si trova sul fondo, mentre a sinistra uno sportellino in gomma occulta la fessura per l'inserimento della SD Card e il connettore USB per il collegamento al PC.