Renault elettrica: se non paghi te la bloccano via Internet

La nuova Renault Zoe è un'auto elettrica, ma la batteria resta proprietà dell'azienda produttrice.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Quelli di Renault hanno pensato bene di mettere i DRM sulle auto, e in particolare sulla batteria dell'elettrica Zoe. Non temono che qualcuno se la scarichi illegalmente da Internet, ma sembra piuttosto che l'obiettivo sia obbligare i proprietari a usare i servizi di assistenza autorizzati. E bloccare l'auto se mai volessero farlo. Ed è bene ricordare che la batteria di un'auto elettrica non si cambia come quella di un modello con motore a scoppio: se non si ricarica il veicolo semplicemente smette di funzionare.

Di primo acchito potrebbe sembrare un'ottima cosa, perché la batteria di un'auto elettrica non è solo la parte più importante, ma anche quella che si deteriora più facilmente. Se si sceglie di noleggiarla, quando è il momento di sostituirla non bisognerà preoccuparsi di un salasso. Dovrebbe però essere una scelta del compratore, soprattutto visti gli altri vincoli.

"La nuova Renault Zoe ha una funzione che nessuno vuole. Invece di vendere ai consumatori un'auto completa che possano usare, riparare e migliorare come preferiscono, Renault ha preferito inchiodare i compratori a un contratto di noleggio con il produttore per la batteria, e consolidarlo con DRM (digital rights management) che impediscono remotamente la ricarica della batteria", è infatti l'allarme lanciato dalla Electronic Frontier Foundation, in un articolo a firma di Parker Higgins.

Fonte della notizia è un forum tedesco dedicato alle auto elettriche, il cui utente Frank30 spiega appunto che la batteria non si compra ma si noleggia. E Renault a quanto pare si riserva il diritto d'impedire la ricarica della batteria alla fine del contratto stesso. Secondo Der Spiegel poi la stessa cosa potrebbe accadere in caso di ritardo nel pagamento delle rate.

Secondo la rivista tedesca l'auto raccoglie dati sull'utilizzo e li invia a Renault senza informare il proprietario: dove andiamo, a che velocità, dove carichiamo la batteria e altri dettagli. Lo fa anche Tesla, quindi non è proprio una novità, ma è senz'altro rilevante che quest'approccio trovi approdo presso uno dei più grandi produttori del mondo.

Ora, può anche darsi che tutto sia alimentato da un particolare astio dei tedeschi verso i produttori francesi, ma poco importa. Siamo di fronte a una tendenza generale, che tocca un nuovo apice (di bassezza) nella gestione tra produttore/fornitore e consumatore: è proprio necessario che tutto ciò che facciamo sia controllato? E soprattutto, questo controllo deve assolutamente portare a una perdita di libertà e a un aumento delle spese? Il quadro che ne emerge non è davvero invitante.

E poi c'è il problema della sicurezza: perché le auto sono sempre meno mezzo di trasporto e sempre più dei computer in movimento. E se qualcun altro può controllare queste macchine, non è detto che sarà solo "personale autorizzato". Che garanzie ci danno Renault, Ford, Mercedes e altri riguardo alla sicurezza dei loro sistemi? Come possono garantirci che nessun altro possa prendere il controllo della nostra auto, magari manomettendola, o spiando i miei movimenti?

Anche perché a volte sono gli stessi DRM a prendere le sembianze di un malware, e il caso del noto rootkit Sony è ancora un valido esempio (Sony inserisce rootkit nei suoi CD musicali). Nel settore delle auto la posta è ancora più alta, e sempre Higgins ci ricorda che alcuni ricercatori si sono visti minacciare legalmente quando volevano rendere pubblici possibili rischi di sicurezza (Automobili violate dagli hacker, freni e sterzo sabotati).

Certo, se tutto si riducesse a un miglioramento dell'efficienza, o al limitare le frodi assicurative non ci sarebbe nulla di cui preoccuparsi. Non si può tuttavia guardare a queste novità con serenità assoluta, non fosse altro perché parliamo di rapporti che non sono mai paritari: sono i governi e le aziende a prendere le decisioni, mentre i consumatori non possono che accettarle passivamente, oppure rinunciare a certe tecnologie.

Purtroppo però non è mai accaduto che chi ha il potere di decidere si sia dimostrato totalmente degno di fiducia. Per esempio, nessun governante o capo di azienda si è mai prodigato per rendere i consumatori consapevoli riguardo a questi aspetti, e tanto basta per essere sospettosi. Ma cosa potrebbe mai succedere? Frank30 per esempio suggerisce che un giorno un governo nazionale potrebbe bloccare la ricarica delle batterie per prevenire il movimento di persone, evitando così fastidiose proteste in occasione di un G8. E ci sarebbe la solita scusa della sicurezza: sarebbe accettabile?

Questi scenari fanno sembrare le opere di Orwell, Huxley e Gibson dei racconti per bambini, ma esiste un'alternativa. La Free Software Foundation si occupa della questione, e propone sé stessa come soluzione: "l'unico modo di uscirne è stare lontani da auto e altri computer che non possiamo controllare, e costruire sistemi che diano potere all'utente".

"Come affermano i nostri amici di iFixit, se non puoi ripararlo non lo possiedi. Gli utenti hanno il diritto di riparare le cose che comprano, e ciò è incompatibile con le restrizioni sull'aggiramento dei DRM", continua l'articolo di Higgins. Il nostro dovere, come consumatori è "respingere questa spaventosa imposizione di DRM in più e più aree. Come ha notato Cory Doctorow, i computer sono sempre più dispositivi da cui dipendiamo per la nostra salute e la nostra sicurezza. E allora è di fondamentale importanza che i consumatori possiedano davvero i propri oggetti". Un possesso che, con la Renault Zoe, diventa un concetto sempre più fragile.