Pare che sia stato lo stesso Premier Renzi a dire no allo spionaggio telematico da remoto. Ieri infatti è stato stralciato dal testo del decreto anti-terrorismo, che dovrebbe essere votato martedì alla Camera. Pericolo scampato? Quasi.
Il Ministro dell'Interno Angelino Alfano ha confermato che il tema è rimandato al prossimo confronto sul "disegno di legge sulle intercettazioni, già approvato dal consiglio dei ministri". Per altro si è detto stupito del comportamento di "alcuni che erano assolutamente a favore del frugare le telefonate e sentire tutto e adesso, quando si tratta di lottare contro il terrorismo via web, sono diventati tutori della privacy".
Il problema, come aveva rilevato anche l'esperto IT Stefano Quintarelli, è che l'impiego in remoto di trojan, key logger, sniffer, e altri strumenti di spionaggio avrebbe consentito di acquisire comunicazioni di ogni tipo da smartphone e PC non solo a scopo preventivo in ambito terroristico ma per ogni tipo di reato. Diffamazione, violazioni del copyright o reati di opinione avrebbero potuto far scattare intercettazioni che oggi di solito si vedono nelle indagini di mafia.
"Il problema rimane, da remoto si arriva a controllare interamente il computer dei cittadini sospettati, con tutto quello che c’è dentro: mail, archivi, webcam, etc", ha sottolineato il deputato di Scelta Civica Stefano Quintarelli. Lo stesso Garante per la privacy Antonello Soro aveva sollevato il problema degli eventuali effetti collaterali su "libertà e diritti fondamentali".
"La disinvoltura legislativa dell'uso di un decreto legge per intervenire sui diritti fondamentali è veramente preoccupante", ha commentato Stefano Rodotà.
Una novità del decreto invece è stata ben accolta: la possibilità di usare i droni per il contrasto ai reati ambientali, criminalità organizzata e terrorismo. Se volete sapere tutto dei nostri Predator date un'occhiata al nostro special.