Che succede al decreto Comunicazioni? Arenato. Secondo più fonti giornalistiche, La Repubblica su tutte, la sua mancata presentazione in Consiglio dei Ministri sarebbe dovuta a seri dubbi dell'ultima ora. Lo stesso Renzi, secondo fonti del ministero dello Sviluppo economico, si sarebbe reso conto di alcune criticità del testo legate al parere di Bruxelles sugli aiuti di Stato e dei giuristi sull'impiego del decreto d'emergenza.
In pratica dei 6,6 miliardi di euro pubblici previsti per il progetto banda ultra-larga solo 2 miliardi sono già stati assegnati tramite le Regioni che hanno goduto dei fondi europei. Gli altri 4,6 miliardi dovrebbero arrivare dal fondo Sviluppo e coesione, ma l'Unione Europea potrebbe considerarne una parte di aiuto governativo. Si parla ad esempio di quelle aree dove un minimo di infrastruttura è già esistente (cluster B) e sono disponibili connessioni a 30 Megabit.
Come se non bastasse c'è quel dettaglio sulle prestazioni della fibra (100 Megabit simmetrici) che escluderebbe il sostegno finanziario per i progetti fiber-to-the-cabinet. Con le tecnologie attuali FTTC non si riesce ancora a ottenere 100 Mega in donwload e 100 Mega in upload. Vodafone e Fastweb non vanno oltre i 70 Megabit, mentre Telecom Italia si limita a 50 Megabit.
"L'ultima versione del decreto, a quanto risulta, comunque rimandava a una delibera Cipe per l'assegnazione dei 4,6 miliardi. E allora tanto vale fare direttamente la delibera Cipe, come sarà appunto fatto", spiegano fonti vicine al ministero dello Sviluppo economico. "Nell'ultima versione, inoltre, il ministero dell'Economia e delle Finanze aveva espunto gli incentivi fiscali, per grossi problemi di copertura finanziaria, togliendo ulteriore ragion d'essere al decreto".
In pratica si replicherebbe lo stesso incidente legislativo avvenuto con lo Sblocca Italia, che nel 2015 avrebbe dovuto liberare un buon numero di incentivi.
La partita adesso è nelle mani di Renzi: o fa riscrivere il decreto oppure lo cancella.