Reuters vuole solo i JPEG, i RAW teneteveli per voi

Un reportage fotografico deve raccontare la realtà dei fatti, esattamente così come visti dai JPEG della fotocamera, non dai file RAW ampiamente modificabili dal fotografo. Da oggi Reuters accetta solo i primi dai freelance.

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a cura di Pasquale Macrì

Reuters cambia le regole del fotogiornalismo e, tramite una mail inoltrata da un photo editor dell'agenzia britannica, avvisa tutti i fotografi freelance che i file JPEG processati a partire da RAW non sono più ben accetti.

"Vorrei mettervi al corrente di una richiesta fatta ai nostri collaboratori freelance, che prevede un cambiamento della policy a livello globale. Per favore, in futuro non inviate a Reuter fotografie ottenute elaborando file RAW o CR2. Se volete scattare immagini RAW non ci sono problemi, ma salvate in contemporanea anche i JPEG. Inviateci solo le foto scattate originariamente in JPEG, con una minima elaborazione (ritaglio, correzione dei livelli ecc)".

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Insomma, Reuters vuole esclusivamente il file JPEG della fotocamera, imponendo anche importanti limiti ai ritocchi che i fotografi possono effettuare sui propri scatti.  

La decisione, per quanto inaspettata, non è affatto insensata: c'è innanzitutto la volontà da parte dell'agenzia di ricevere scatti il più possibile fedeli alla realtà narrata dal reporter. Il file RAW consente di effettuare una post-produzione approfondita dell'immagine che, di fatto, potrebbe alterare "la genuinità" del momento catturato.

Punto due, questione di standard: un file JPEG è visualizzabile su qualsiasi dispositivo, non richiede conversioni e ha un peso molto inferiore al RAW, fattori che lo rendono perfetto per la condivisione in tempo reale con l'agenzia di stampa.

D'ora in poi i fotografi freelance farebbero meglio a selezionare la modalità di scatto RAW+JPEG e cercare di fare scatti perfetti al primo colpo, senza aver bisogno dell'aiuto extra di Photoshop.