RIOT spia tutti su Facebook, Twitter e Foursquare

Un nuovo software si è mostrato capace di esaminare le informazioni presenti sui principali social network per estrarre informazioni personali e persino predire i movimenti futuri delle persone.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Un'azienda statunitense ha sviluppato RIOT, un software che esamina i dati dei social network per profilare singoli individui e determinarne i movimenti futuri. A realizzarlo è stata la Raytheon, uno dei più importanti attori privati nel campo della difesa e dell'intelligence. RIOT non è ancora stato venduto a nessuno, ma l'azienda ha reso noto che le ricerche per realizzarlo sono state svolte insieme al governo statunitense.

Come sempre l'obiettivo è aumentare la sicurezza. L'idea è che analizzando i dati di Facebook, Twitter, Foursquare e altri sia possibile pedinare virtualmente un sospettato, determinare dove sarà in futuro ed eventualmente se compirà un crimine. Ovviamente, però, questo software fa emergere problemi di privacy piuttosto evidenti.

RIOT (Rapid Information Overlay Technology) non è dissimile concettualmente dal progetto Mining the Web to Predict Future Events a cui sta lavorando Microsoft, ma è meno ambizioso e per questo più concreto. Invece di scandagliare tutta la rete, infatti, RIOT si limita ad alcuni social network, e in particolare ai dati pubblicamente accessibili. Si parla sempre di "big data", ma la quantità d'informazioni da elaborare è più contenuta: i risultati arrivano più in fretta, ma probabilmente c'è meno precisione.

"Questa sofisticata tecnologia dimostra quanto gli stessi social network che hanno aiutato a far sbocciare la rivoluzione della Primavera Araba si possano trasformare in un Google per spie e in strumenti di monitoraggio e controllo", commenta Ryan Gallagher sul Guardian - che per primo ha diffuso la notizia.

Con l'aiuto di RIOT infatti le autorità sarebbero in grado di scoprire tutto o quasi su ognuno di noi, con una precisione disarmante e in modo del tutto legale (in molti paesi almeno). Succede anche perché Facebook e altri non sono ancora abbastanza efficaci nel far capire ai propri utenti che cosa fanno: capita infatti che si pubblichi qualcosa pensando che potranno vederla solo gli amici, e invece è accessibile a chiunque.

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Sicurezza contro riservatezza, protezione con libertà individuali, "separare la paranoia da una sana cautela nel 21esimo secolo è sempre più difficile", commenta James Ball sempre sul famoso quotidiano britannico. È faticoso, in particolare, far capire a tutti perché la privacy è importante, e non dovremmo essere disposti a cederla in confronto di una (fittizia) sicurezza.

La risposta di molti è "non ho nulla da nascondere e tutto da guadagnare", semplicemente non è adeguata. Tornando al progetto Mining the Web to Predict Future Events, per esempio, avevamo rilevato che le sue origini sono nel mercato pubblicitario. Un fatto che per sé potrebbe già essere preoccupante per alcuni, ma ci sono anche altre questioni da tirare in ballo.

La verità è che la maggior parte di noi ha un profilo Facebook relativamente noioso, e una vita poco interessante per le forze dell'ordine. Per di più al momento queste tecniche di monitoraggio su vasta scala producono troppi falsi positivi per essere davvero affidabili.

Secondo i più attenti difensori della privacy, però, è adesso che bisogna arginare un fenomeno che sembra interessare a pochi. Perché già oggi la nostra identità digitale è merce, ma domani l'uso diffuso di questi dati potrebbe compromettere concreatamene le nostre vite: la negazione di un prestito, il blocco di una polizza sulla vita, il divieto a viaggiare in un certo paese, o l'emergere di problemi lavorativi sono tutte cose che potrebbero verificarsi come conseguenza diretta di queste tecnologie.

Allo stesso tempo ci sarebbero dei lati positivi in un sistema che "ti conosce", e potremmo pensare con un certo piacere che la stessa tecnologia tiene a bada i cattivi di tutto il mondo. Probabilmente James Ball ha ragione da vendere: distinguere tra paranoia a cautela è sempre più difficile, e domani lo sarà ancora di più.