Rivoluzione IVA dal primo gennaio per app e servizi

Dal primo gennaio 2015 entrerà in vigore il nuovo sistema di applicazione IVA riguardante il commercio elettronico di servizi, software, app e beni immateriali. In pratica sarà caratterizzante la residenza dell'acquirente.

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a cura di Dario D'Elia

Dal primo gennaio 2015 la nuova direttiva comunitaria sull'IVA rivoluzionerà il settore del commercio elettronico (consumer) legato a servizi, software e app. Com'è risaputo la nuova norma prevede che l'imposta venga calcolata e pagata nel paese dove viene effettuato l'acquisto di servizi online e beni immateriali, non più dove risiede il venditore. Per di più sarà quest'ultimo a dover verificare la residenza del compratore, conservando ogni dato per almeno dieci anni.

In sintesi i consumatori non potranno più godere di quel piccolo sconto sui listini dato dalle differenze di aliquote applicate in Europa. In Italia sulla maggioranza dei prodotti grava il 22% di IVA, mentre ad esempio in Gran Bretagna, Germania, Belgio, Francia e Lussemburgo tra il 20% e il 15%. Skype ad esempio costerà più cara del 7%, dato che oggi applica l'IVA del Lussemburgo.

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Non finisce qui, perché le piccole imprese saranno costrette ad attrezzarsi per gestire ogni operazione. E il costo secondo le stime potrebbe essere piuttosto alto.

Gli addetti ai lavori sembrano condividere lo spirito dell'iniziativa - che dovrebbe contrastare il fenomeno di elusione fiscale attuato dai colossi come Google o Amazon - ma ne criticano l'implementazione. Al momento l'unico escamotage pare essere quello di affidarsi al regime Moss (Mini-One-Stop-Shop), che consente alle aziende italiane di versare l'IVA dovuta a un paese straniero direttamente all'Agenzia delle Entrate – che di fatto agirà da intermediario per la compensazione.

Google ha giocato d'anticipo realizzando un sistema interno che agevolerà gli sviluppatori di app Android. Il calcolo delle aliquote sarà automatico in relazione alla residenza dell'acquirente.

A Bruxelles sono consci del fatto che la norma ha bisogno di correzioni per non soffocare le attività emergenti, quindi non è escluso che nei prossimi mesi la Commissione intervenga.