Robobrain impara da Internet per diventare Skynet

Presso l'Università di Cornwell è nato un software che impara navigando in Internet.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Robobrain (robobrain.me) è un cervello elettronico che sta scaricando da Internet tutto ciò che può, cercando di usare queste informazioni per imparare sempre più cose e migliorarsi. Miliardi d'immagini, milioni di documenti, decine di migliaia di video: Robobrain cerca di assorbire tutto: poi  insegnerà quello che ha appreso ai robot di tutto il mondo.

Sviluppato presso la Cornell University (in collaborazione con Stanford e Berkeley), Robobrain fa quello che dovremmo fare tutti: sfrutta Internet per imparare e diventare sempre migliore. Lui non si distrae con social network, foto di gattini o discussioni tra fanboy sui forum. Non fa che studiare, senza fermarsi, senza annoiarsi.

È un po' il robot di Corto Circuito, un po' terminator e un po' Uomo Bicentenario (I 40 robot migliori nella storia del cinema). Robobrain è una Macchina che studia l'Umano con l'obiettivo di istruire le altre Macchine. Può sembrare complicato, magari mette un po' di timore, ma è anche un passo importante in vista di un futuro non troppo remoto nel quale i robot faranno parte della nostra vita quotidiana.

È anche un po' Borg. Idealmente Robobrain può diventare un cervello centrale a cui i robot del mondo potranno rivolgersi per ottenere conoscenze che non hanno, dalla ricetta per il pollo alla diavola alle riflessioni esistenziali sulla natura della Vita. Al momento comunque c'è spazio solo per informazioni basilari, come per esempio insegnare che una tazza è un oggetto in cui versare liquidi. Di fatto Robobrain ha già insegnato qualcosa a robot veri e propri – come riconoscere e maneggiare certi oggetti.

Passerà ancora molto tempo prima di poter dibattere con un computer su Platone, Nietzsche o Wittgenstein. Comunque, in sintesi, stiamo parlando di software e macchine progettate per imparare in modo autonomo e costante, e per trasmettersi le conoscenze tra loro. Il progetto vede tra i propri sostenitori anche Google, Qualcomm e Microsoft.

A parte gli inevitabili richiami alla fantascienza, e l'immancabile sensazione (infondata) di disastro imminente, è davvero una novità stimolante. Ma con il progredire di queste tecnologie si fa sempre più urgente dare risposta a una domanda: possiamo essere dei buoni maestri?